Gianluca Zambrotta, ex terzino anche del Milan, è stato ospite del podcast 'Unlocker Room' trasmissione che va in onda sul canale YouTube dei rossoneri. Tra aneddoti e ricordi dei suoi anni con il Diavolo. Ecco qualche pillola delle dichiarazione del Campione del Mondo nel 2006 con l'Italia.
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Milan, Zambrotta: “Ibrahimovic voleva migliorare tutti. Pato, che rimpianto”
Sui giovani
—"Quando era giovane io, i grandi nello spogliatoio mi prendevano a pugni. Io dovevo stare zitto e pedalare, non potevo parlare. Ora per i giovani c'è il problema dei social".
Il primo approccio rossonero
—"C'era sia il Milan che la Juventus che mi volevano. Io parlai con Galliani ai tempi per il Milan, la Juventus offrì molto di più al Bari nel 1999 e andai lì. Dal 2001 al 2006 mi sono sentito al mio meglio".
I giocatori scaramantici
—"Ho conosciuto giocatori scaramantici: Pippo Inzaghi, Gattuso si metteva sempre la stessa felpa durante il ritiro, nonostante il caldo. Pirlo gliel'ho faceva notare...Pirlo e Nesta, anche al Milan, giocavano alla Play in camera, poi le altre camere erano simili".
Sul gol di Inzaghi e la corsa di Barone
—"Barone sta ancora aspettando quella palla. Per Pippo è stato un aiuto averlo affianco, ma Pippo non vedeva l'ora di segnare in un Mondiale. Ci si scherza su".
L'arrivo al Milan
—"Dopo due anni a Barcellona volevo tornare in Italia per motivi personali. La priorità era una grande squadra come il Milan, dove avevo compagni di Nazionale come Pirlo e Gattuso, che hanno insistito. In quegli anni il Milan se la giocava con la Juventus (primi anni duemila). Erano quelle le due squadre che in Italia facevano la differenza. Il Milan ha una storia di un grande presidente, di una grande famiglia e di grandi vittorie. Era vicino a Como (casa sua). Tornare a grandi livelli".
Sui grandi giocatori in rossonero
—"Gli ultimi due anni di Allegri in cui ci sono stato io c'erano Ibra, Robinho, Thiago Silva (e altri ancora). Era una grande squadra. Pato era uno di quei giocatori che ha fatto meno di quanto poteva. Era un grande talento che non è riuscito ad esprimersi. Ibra lo conoscevo dalla Juve, Pirlo dall'Italia. Tutti giocatori straordinari".
Su Ibrahimovic
—"Lo conoscevo giovane nella Juventus. E' sempre stato un giocatore dalla grande personalità. Voleva migliorarsi e migliorare chi aveva attorno. Lui aveva questo atteggiamento duro, ma perché voleva il massimo da tutti".
Sulle lacrime durante il ritiro al Milan
—"Non avevo le idee chiare sul ritiro, ma era l'ultima partita con il Milan. Ti passa avanti la carriera e tanti miei amici smettevano (Nesta, Inzaghi e altri). Sono giornate particolari ed emozionanti, ti ricordano il passato. Il Milan è stato un grande club, lo terrò sempre nel mio cuore". LEGGI ANCHE: Milan, Reijnders: messaggi chiari. Deve giocare vicino alla porta: Fonseca che fai?
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