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Milan, Baresi: “Tomori va riscattato. Donnarumma? Deve sapere che…”

Franco Baresi (vicepresidente AC Milan) ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport

Franco Baresi, vicepresidente del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Ecco cosa ha detto

Salvatore Cantone

Franco Baresi, vicepresidente onorario del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Baresi ha parlato della più stretta attualità rossonera: "Scudetto? Stiamo a vedere, davanti c’è un’Inter solida e lanciata. Io penso che il Milan debba continuare a puntare al massimo, fa parte della nostra storia. Sappiamo che per lo scudetto non dipende solo da noi, intanto continuiamo a vincere con lo stesso spirito di Firenze, abbiamo dato un bel segnale".

Baresi, nella corsa alla Champions le distanze sono minime. Chi teme di più?

«Le rivali vanno rispettate tutte, ci sono squadre come l’Atalanta che lottano con entusiasmo. Ma il Milan deve pensare solo al proprio cammino».

C’è un aspetto in cui il Milan è superiore all’Inter?

«Sono due squadre diverse. Il gioco è il tratto distintivo che ha caratterizzato la nostra stagione: il Milan è propositivo, le sue vittorie passano dalla qualità come del resto dice la storia di questo club. Andiamo in campo con coraggio, a volte magari rischiando qualcosa, ma sempre con la voglia di creare più degli altri, e i risultati stanno premiando Pioli».

Donnarumma, Calabria, Romagnoli, Tonali... Quanto pesa avere un blocco italiano?

«È la nostra tradizione. Giocatori italiani di valore, spesso cresciuti a Milanello: conoscere l’ambiente significa conoscere anche la cultura del club, e il fatto che Pioli possa puntare anche su dei giovani diventati grandi qui è senz’altro un vantaggio, anche per chi arriva da fuori e deve inserirsi».

Come Tomori...

«Si sta imponendo con grande determinazione e talento. È arrivato in un campionato che non conosceva e lo ha affrontato senza paura. Sono qualità da potenziale campione, speriamo mantenga le promesse».

Resterà al Milan?

«Faremo il possibile per riscattarlo, anche se ci sono ancora due mesi da giocare e non dipenderà solo dal Milan».

Romagnoli è finito nelle rotazioni. Come gestisce situazioni simili un capitano?

«Deve solo rientrare dall’infortunio. Poi tornerà un punto di riferimento: è il capitano ed è riconosciuto da tutti».

Intanto la fascia la indossa Donnarumma. Che effetto le fa vederlo leader, e che consigli gli darebbe per il futuro?

«Portarla a 22 anni è un privilegio, questo deve saperlo. Conosciamo il valore e le qualità di Gigio, è cresciuto qui, e sappiamo quanto potrebbe essere importante per il Milan anche nei prossimi anni».

Che succede a Tonali?

«Da un giocatore con le sue qualità ci si aspetta tanto, ma non possiamo ignorare il fatto che abbia vent’anni: come si fa a pretendere che si imponga da subito come un veterano? In questi mesi è migliorato, ha tutto per diventare protagonista».

Ibra è tornato in nazionale a 39 anni...

«Non mi stupisce più. Anzi, una cosa c’è: quelle lacrime davanti alle telecamere, è un ragazzo di cuore».

Lo vedrebbe al suo fianco da dirigente?

«Bisogna chiederlo a lui... (risata, ndr). Dico solo che per cambiare ruolo c’è tempo. Io spero di vederlo un altro anno in campo, è una forza della natura».

Chi l’ha sorpresa di più?

«Kessie. È cresciuto in maniera esponenziale, sotto tutti gli aspetti: mentalmente e tatticamente. Oggi è un calciatore che incide sul rendimento dei compagni».

Pioli ha detto che ogni tanto gli viene voglia di scendere in campo a dare una mano. Capita anche a lei?

«Il Milan sta benissimo così. Merito di Pioli, è riuscito a creare un’atmosfera speciale. Vedo un gruppo in cui tutti sono coinvolti».

In che cosa deve crescere ancora questo Milan?

«È un gruppo giovane, e in quanto tale vive le partite con entusiasmo: questo a volte può portarti all’errore, ma ci sta, fa parte del percorso di crescita. Anche gli sbagli hanno il loro peso, tornano utili in futuro».

Nel 2021-22 vedremo il Milan in Champions?

«Pensiamo al presente. Quello di cui sono certo è che se ci saranno obiettivi importanti per i quali lottare, la società si muoverà di conseguenza».

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