Ma c’è un esempio fresco che suggerisce una via alternativa: il Napoli di Antonio Conte.
Soltanto un anno fa, la squadra che aveva conquistato lo scudetto con Spalletti sembrava sul punto di sgretolarsi. Le scelte sbagliate in panchina — da Garcia a Mazzarri fino a Calzona — e la partenza di Cristiano Giuntoli, mai rimpiazzato adeguatamente, avevano lasciato un vuoto di leadership e idee. In tanti invocavano lo smantellamento e la ricostruzione da zero.
Eppure, l’arrivo di Antonio Conte ha ribaltato la situazione, senza bisogno di una rivoluzione. Il tecnico salentino ha mantenuto l’intelaiatura della squadra campione d’Italia, gestendo con pragmatismo cessioni dolorose come quella di Osimhen e, a gennaio, di Kvaratskhelia. Allo stesso tempo, ha convinto il capitano Di Lorenzo a restare, rilanciato giocatori dati per finiti come Lobotka, Anguissa e Politano, e trasformato elementi poco considerati — come Juan Jesus — in risorse preziose. Anche nuovi acquisti inizialmente sottovalutati, come Gilmour e Billing, si sono rivelati utili alla causa.
Questa strategia di correzione mirata potrebbe essere la chiave anche per il Milan. Prima di smantellare, serve riflettere. Il club deve ripartire dalla scelta di un direttore sportivo di esperienza e di un allenatore capace di esaltare il valore della rosa, senza lasciarsi condizionare dall’insoddisfazione del momento.
Siamo davvero sicuri che Leão sia sacrificabile? E che cedere Theo Hernandez e Maignan garantirebbe un miglioramento nei rispettivi ruoli?
Infine, se Zlatan Ibrahimovic sostiene — come dichiarato in un acceso confronto televisivo con Boban — che questa squadra sia persino più forte di quella che vinse lo scudetto nel 2022, allora è arrivato il tempo di dimostrarlo. Ma servono equilibrio e lucidità, non scelte dettate dall’impulso. Il rischio, altrimenti, è di compromettere il futuro rossonero. LEGGI ANCHE: Milan, ecco quattro buoni motivi per portarti a casa la Coppa Italia >>>
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