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Sacchi ricorda: “Milan? Noi più forti di tutti grazie a Berlusconi”

Arrigo Sacchi (credits: GETTY Images)

Arrigo Sacchi, nel suo pezzo scritto per la "Gazzetta dello Sport", ha parlato di Silvio Berlusconi e dei suoi trionfi sulla panchina del Milan

Salvatore Cantone

NEWS MILAN - Arrigo Sacchi, in occasione dei 120 anni del Milan, ha scritto un bellissimo per la Gazzetta dello Sport in cui ripercorre la sua storia rossonera.

"Il Milan è nato 120 anni fa, i rossoneri hanno vissuto momenti belli ed anche difficili nella loro lunga storia, come succede nella vita di tutti giorni. Io ho avuto la fortuna di arrivare in un momento dei migliori, se non il migliore. Silvio Berlusconi aveva acquistato da poco la società, aveva grandi progetti. Non concepiva nulla che non fosse grande, diceva: «Dobbiamo diventare la più grande squadra del mondo». Erano vent’anni che i rossoneri non vincevano la Coppa dei Campioni e lo scudetto mancava da nove, ma per Berlusconi l’Italia era troppo piccola. L’inizio dell’avventura non fu subito vincente. Mise Galliani, uomo di fiducia, competente ex vicepresidente del Monza, ad organizzare al meglio il club. Acquistò cinque nazionali azzurri: Giovanni Galli, Massaro, Bonetti, Galderisi e Donadoni furono presentati ai tifosi rossoneri nella prima partita ufficiale di Coppa Italia a San Siro. L’avversario era il Parma fresco vincitore della C e che anche in B presentava una squadra di ragazzi. Io ero l’allenatore, vincemmo 1-0 con merito, con il gol del giovane Fontolan. Berlusconi volle conoscermi: «La seguirò». Nel campionato di B lottavamo con le prime. Altro sorteggio di Coppa Italia e ritrovammo i rossoneri ancora a San Siro e lì rivincemmo 1- 0. Poi pareggiammo a Parma ed eliminammo il Milan. In campionato i rossoneri arrivarono quinti e iniziarono le prime critiche alla presidenza: non più Sua Emittenza ma Sua Perdenza. Berlusconi mi ingaggiò".

"Firmai il contratto in bianco, dovevo qualcosa al loro coraggio. Ingaggiare uno sconosciuto: «O siete dei geni o siete dei pazzi», dissi loro. Adriano da grande dirigente scrisse sul contratto una cifra inferiore a quella che percepivo nel Parma. I soldi non erano importanti per me, l’obiettivo era il bel gioco. Fui fortunato ad entrare in un grande club con un presidente che aveva compreso quanto fosse importante giocare per vincere con un football di dominio e di bellezza. Diceva: «Vincere, convincere e divertire». Eravamo in completa sintonia. Senza Berlusconi e Galliani mai avrei potuto compiere quello che ho fatto. Non ci potrà mai essere una grande squadra se non c’è un club con grandi intuizioni e competenze. Il club viene prima della squadra come questa viene prima di ogni singolo. Acquistammo e confermammo persone di carattere, ricche di entusiasmo, affidabili. Poi guardammo che le caratteristiche tecniche e tattiche fossero in sintonia con le mie idee di gioco. Tutti i giocatori seguivano il copione e giocavano per la squadra a tutto campo".

Diceva il drammaturgo Bertolt Brecht: «Senza copione c’è solo improvvisazione e pressapochismo». Formammo un gruppo pensante ed intelligente, crescemmo e migliorammo tutti insieme. Abbiamo ricevuto riconoscimenti individuali mai avuti prima. Le gioie e le soddisfazioni e il modo di vincere sono andate ben oltre ai nostri sogni ma anche oltre a quelle del Presidente, e non era facile. World Soccer, France Football, So Foot e anche l’Uefa hanno indicato il Milan del 1989 come la più grande squadra di tutti i tempi. Poi il club continuò a mietere successi sotto la guida di altri bravi allenatori come Capello, Ancelotti, Zaccheroni ed Allegri. Spero che la nuova società possa riportare il Milan a livelli che gli competono. Confido in Paolo Maldini e Zvone Boban. In bocca al lupo caro e vecchio Milan. P.s.: ringrazio i tifosi rossoneri che ci hanno sempre sostenuto e li invito a fare altrettanto ora con questo Milan".

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