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Milan, Liberali va dai cugini? Maldini, che parole! Mercato, nome a sorpresa

Fabio Barera
Fabio Barera Redattore 

L'addio di Paolo Maldini, cacciato dall'attuale dirigenza, ha fatto sì che il Milan perdesse l'ultimo grande esempio, nonché quello perfetto, di attaccamento alla maglia rossonera. Un DNA, questo, che non si compra da nessuna parte, ma è innato. Di casi, nel passato, ce ne stati tantissimi, mentre allo stato attuale è davvero molto difficile trovare chi possa portare avanti tale 'tradizione'.

Per non perdere traccia di questo MILANISMO, noi di 'PianetaMilan.it' abbiamo deciso di avviare una nuova rubrica. Ogni giorno troverete dunque un aneddoto a riguardo nella sezione AMARCORD del nostro sito (qui le puntate su Alessandro Nesta e Alessandro Costacurta). Questo per far sì che le giovani generazioni, che magari non ricordano o non sanno cos'era il VERO MILAN, possano rendersene conto.

Nella giornata odierna lo faremo con un aneddoto su PAOLO MALDINI, esempio perfetto di Milanismo, raccontato direttamente da David Beckham qualche anno fa:

"Ti accorgevi di essere arrivato in una squadra di marziani quando, in allenamento, Maldini cominciava la classica corsetta dopo il torello e il silenzio piombava su tutto il gruppo. Di lì in poi era tutto altamente professionale, si lavorava senza fermarsi un attimo. Non mi sono mai allenato così bene in carriera. Un'intensità fuori dal normale. Si scherzava e rideva solo quando si rientrava negli spogliatoi per la doccia. Queste cose rendono un Club vincente e leggendario come il Milan. Quando sono arrivato, Ancelotti stava già studiando l’inglese. Ogni volta provavo a correggerlo. Ma continuava a fare errori e finivamo sempre a ridere. Maldini lo parlava come un gentleman, e poi c’era Gattuso che usava una lingua tutta sua, ma riuscivo comunque a capirlo. Una cosa è certa; nel mondo c’erano tanti calciatori come Ronaldo, Ronaldinho e Rivaldo che avrebbero pagato di tasca propria pur di giocare nel Milan".

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