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Il figlio di Liedholm: “Che show oggi, papà applaudirà da lassù”

Nils Liedholm (credits: acmilan.com)

Stasera si gioca Milan-Roma, sfida tra le due squadre che hanno fatto la storia del Barone Nils Liedholm. Ecco le parole del figlio.

Stefano Bressi

Sono passati quasi undici anni da quando è morto il Barone Nils Liedholm. Impossibile però dimenticarlo e soprattutto non pensarci quando si gioca la sua partita: Milan-Roma. Per la sua famiglia è una specie di derby molto sentito e stasera a San Siro ci saranno i nipoti del Barone, Paolo e Andrea. Uno milanista, l'altro romanista per la gioia del nonno. Sono i figli di Carlo Liedholm, figlio ovviamente di Nils. Carlo è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista del match. Ecco le sue parole.

Il primo ricordo calcistico legato al padre: "Il debutto a Milanello. Avevo sei anni, forse meno, quando mi portò lì per la prima volta. Lui allenava i giovani e mi fece dare due calci al pallone sotto gli occhi di Rocco e Rivera".

Se il papà era più romanista o milanista: "Non lo ha mai detto pubblicamente e nemmeno privatamente, perchè non voleva dispiacere nessuno. Si sentiva legato allo stesso modo a Milan e Roma, squadre con cui ha vinto lo Scudetto da allenatore. Lui però secondo me era più milanista, perchè diceva che si rimane legati alle squadre in cui si è giocato e ha giocato tanti anni nel Milan. Quindi milanista al 51%".

I giocatori che ha amato di più: "Aveva un grande rapporto con Falcao. Ma ricordo che si era innamorato di Ancelotti quando era al Parma e infatti l'ha voluto portare alla Roma dove l'ha fatto esordire in Serie A, proprio contro il Milan. Ma anche Antognoni, Bruno Conti, Di Bartolomei. Poi Baresi e Maldini gli erano rimasti nel cuore".

Su Maldini dirigente: "Sarebbe felice, non solo perchè l'ha fatto esordire in Serie A. Paolo era ed è il tipo che piaceva a mio padre anche fuori dal campo. Gli piacevano i giocatori educati e rispettosi".

Cosa lo faceva arrabbiare: "Non era un sergente di ferro, ma si arrabbiava e alzava la voce quando non c'era la disciplina. Soprattutto quando vedeva i giocatori che a tavola si tiravano i pezzi di pane. Come non sopportava chi parlava alle spalle. Mentre apprezzava i giocatori estrosi, magari con una vita allegra, ma leali con compagni e allenatore".

Su Gattuso: "Sono convinto gli piacerebbe, perchè gli ricorderebbe Trapattoni, un altro molto sanguigno. Sono sicuro farebbe i complimenti a Gattuso per ciò che ha fatto l'anno scorso, incitandolo a continuare così".

Su Di Francesco: "Gli direbbe ciò che gli diceva negli ultimi anni alla Roma, è stato consulente del presidente Sensi fino al 2002. Spesso parlava con Di Francesco, che all'epoca era un ragazzo. Avevano un ottimo rapporto e quini spero faccia bene. Quando lo vedo ripenso a quei giorni in cui ascoltava con aria seria mio papà".

Chi gli piacerebbe di più tra i giocatori di Milan e Roma: "Da una parte Pastore, perchè amava i giocatori di classe. Dall'altra sicuramente Higuain perchè gli ricorderebbe l'amico e compagno Nordahl. Due centravanti veri con qualcosa in più degli altri".

Cosa direbbe su uno svedese nella porta della Roma: "Non guardava i passaporti. Sarebbe contento se facesse bene, non perché è svedese però".

Per chi tifa, Milan o Roma: "Sono imparziale, dipende dagli anni. Mi piace chi gioca bene. La Roma ha tanti giovani interessanti, il Milan si sta riprendendo e sono contento siano tornati Leonardo e Maldini. Per cui sono contento in ogni caso".

Sulle scelte dei figli: "Paolo Erik ha 30 anni, è nato a Milano dove fa l'avvocato, e ha sempre tifato Milan. Andrea ha 25 anni, adesso lavora anche lui a Milano, ma è cresciuto a Roma ed è sempre stato tifoso di Totti. Andranno insieme a vedere Milan-Roma. Ma senza urlare, sono calmi come il papà e il nonno".

Dove vedrà la partita: "In TV, nel Monferrato, vicino a Cuccaro, dove i miei genitori si erano stabiliti negli ultimi anni. Proprio stasera abbiamo in programma la riunione della giuria per stabilire il vincitore del Premio Liedholm, che deve rimanere particolare. Il vincitore non viene scelto solo per i successi, ma per il comportamento in campo e fuori. Nel ricordo dello stile di papà".

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