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Piatek: “La numero 9? Non credo alla scaramanzia. Ecco il mio obiettivo…”

Krzysztof Piatek, attaccante del Milan (credits: GETTY Images)

Krzysztof Piatek, attaccante del Milan, ha concesso un'intervista esclusiva alla "Gazzetta dello Sport". Ecco le dichiarazioni del polacco

Salvatore Cantone

ULTIME MILAN - Krzysztof Piatek, centravanti del Milan, ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta delloSport. Ecco le sue parole: "La scorsa stagione per me è stata una grande stagione. Questa sarà diversa perché c’è un nuovo allenatore e un nuovo sistema di gioco. Mi interessa restare concentrato su questo perché voglio farmi trovate pronto. L’obiettivo principale è giocare in Champions e il dispiacere più grande è non esserci già riuscito".

Di solito gli attaccanti non amano parlare di numeri, ma qui ce n’è uno che la riempie di orgoglio: da uno a dieci quanto è contento di poter indossare la numero 9?

«Undici... Sono felice, di averla sulle spalle. Il 9 è un numero importante per un attaccante, tutti i migliori ce l’hanno. Lewandowski, Suarez, Benzema, Kane. Sono felice perché la società ha creduto nelle mie qualità, mi avevano detto che me la sarei dovuta conquistare, mentre io dissi che avrei lottato con tutte le mie forze per averla e ce l’ho fatta».

Saprà anche che intorno alla numero 9 rossonera aleggia la maledizione di Inzaghi...

«Non credo alla scaramanzia e a questa maledizione. Per me la 9 è la normalità, andrà tutto bene come con la 19. Sarò in grande forma, vedrete. La cosa non mi fa paura».

Si è dato un obiettivo in termini di gol?

«Non voglio dire un numero specifico perché se poi non ci arrivassi tutti parlerebbero solo di quello. Semplicemente, vorrei segnare ogni partita. So che non ce la farò, ma la missione è quella. L’obiettivo è segnare più della scorsa stagione, bisogna sempre migliorarsi».

Si dice che la seconda stagione sia sempre più difficile della prima.

«Per me non è mai stato così. Sono sempre riuscito a migliorarmi. Nelle ultime tre stagioni in campionato ho fatto 11, 21 e 22 gol. Nella prossima voglio migliorare ancora».

Dove vorrebbe migliorare maggiormente?

«Magari le punizioni. E anche il tiro: è buono ma vorrei perfezionarlo. Se devo scegliere una cosa sola, dico segnare di più col sinistro, magari migliorando il tiro dai 20-25 metri».

Ha un nuovo allenatore, che chiamano maestro. Come si trova con Giampaolo?

«È un maestro di calcio, lo confermo. A livello tattico ogni dettaglio per lui è fondamentale e passa molto tempo a spiegare in allenamento. Per me è una buona cosa, ha ottime idee sul piano del gioco. Il 4-3-1-2 mi piace perché dà molte soluzioni offensive. In Italia ho già avuto quattro allenatori, lui è il quinto, e ognuno aveva i propri punti di forza, ma lui tatticamente è senz’altro il migliore. Ha molte idee, e tutte chiare».

Quanto è dispiaciuto per Gattuso?

«Lui è una leggenda e ha anche un carattere un po’ matto (ride, ndr), da allenatore come ce l’aveva da giocatore. Ama da morire il Milan. si è assunto molte responsabilità ed è arrivato alla fine stanco e svuotato».

Nella seconda parte della scorsa stagione lei è stato un po’ isolato. Ed è successo anche l’altro giorno col Bayern.

«Gli ultimi due mesi della scorsa annata sono stati difficili, per me e per la squadra. Non giocavamo bene. Eravamo troppo stanchi. Credo che la sconfitta nel derby ci abbia cambiato un po’ la mentalità. All’inizio segnavo sempre, dopo è stato molto difficile».

Meglio da punta unica o con un compagno?

«Per me vanno bene entrambe le soluzioni, ma forse preferisco avere un compagno accanto. Un altro attaccante aiuta a creare spazi, da solo contro due difensori è più difficile».

Intanto sarà un anno senza coppe europee.

«Non è una bella cosa ma resto concentrato sui prossimi obiettivi. Per la Champions possiamo farcela, abbiamo un’ottima squadra e un nuovo modulo».

Ci sarà il trequartista. Che potrebbe essere Paquetà: lei ha già detto di trovarsi bene con lui.

«Sì, ci intendiamo bene in campo. Sa come mi piace ricevere il pallone, quando darlo sui piedi e quando in profondità. Ci capiamo, è importante».

C’è anche Suso.

«Per lui credo sia un pochino più difficile. Jesus è un’ala, per giocare dietro le punte occorrerà fare lavoro specifico. Le qualità per riuscirci ovviamente le ha tutte».

Conferma che sia lei, sia suo padre, siete tifosi rossoneri?

«Confermo. Questo insegna che nella vita tutto è possibile: da bimbo ero un tifoso e ora gioco con questa maglia. Pensi che mio papà vide dal vivo uno Zaglebie Lubin-Milan di Coppa Uefa nel ‘95 dove in campo c’era Maldini. E ora lui è il mio capo, che cosa fantastica».

A proposito di Europa: ma se andate in Champions, quale pazzia potrebbe fare?

«Mi tingo i capelli di bianco. Ma credo che non durerei più di un giorno...».

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