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Milan, corsa scudetto come una gara di bici: le tappe del percorso di Pioli

Milan, corsa scudetto come una gara di bici: le tappe del percorso di Pioli (getty images)

La passione di Stefano Pioli per le bici è nota a tutti: ecco, dunque, come sogna lo scudetto passando attraverso alcune tappe

Enrico Ianuario

L'edizione odierna di 'Tuttosport' analizza il percorso di Stefano Pioli, alla guida del Milan, come una gara di bici. Una corsa a tappe, con l'allenatore dei rossoneri che dall'ottobre del 2019 ha saputo risollevare la squadra con lavoro e pazienza. Ovviamente è stato aiutato anche da alcuni colpi di mercato da parte della dirigenza, in particolar modo gli arrivi di Kjaer, Ibrahimovic e Tomori sono stati fondamentali per la rinascita rossonera.

Paolo Maldini nell'estate del 2019 decise di puntare su Theo Hernandez e Ismael Bennacer, due giovani calciatori vogliosi di mettersi in mostra da protagonisti. Giampaolo aveva già dato delle possibilità ai due giocatori, ma fu Pioli a far fuori definitivamente Ricardo Rodriguez e Lucas Biglia per dar spazio all'ex Real Madrid e all'ex Empoli.

Un lavoro meticoloso di Pioli, come anche la ricerca del modulo ideale. Inizialmente alternava il 4-3-3 al 4-4-2, salvo poi proporre, e diventare di conseguenza il suo 'cavallo da battaglia', il 4-2-3-1. Ciò anche grazie ad aver tolto dal proprio cassetto Ante Rebic, rivelatosi un jolly fondamentale a partire da quella gara contro l'Udinese, con il croato che spaccò in due la partita. Da allora, diventò un pezzo importante del puzzle dell'allenatore del Milan.

Paradossalmente, lo scoppio della pandemia da Covid fu un bene per il Milan. Pioli ha saputo lavorare a distanza con i suoi calciatori e, una volta tornati a Milanello in estate, è stato capace di dare forza mentale e convinzione alla sua squadra. Inoltre ha saputo rilanciare Franck Kessié, bersaglio di molte critiche in passato prima di diventare padrone del centrocampo rossonero.

Dopo sei mesi di scuola, anche Saelemaekers è cresciuto sotto la guida di Stefano Pioli. Il belga, infatti, è stato l'equilibratore del 4-2-3-1 proposto dall'allenatore del Milan. Così come astuta fu la mossa di puntare, nel finale della passata stagione, su Brahim Diaz schierato da trequartista al posto di un Calhanoglu in scadenza di contratto e senza voglia di rinnovare.

Se il Milan sta lottando per vincere lo scudetto, il merito, come già anticipato prima, è anche merito degli acquisti della dirigenza. Senza Maignan, e quindi con Donnarumma ancora tra i pali, Pioli non avrebbe potuto contare su un grande portiere abile anche con i piedi. L'ex Lille ha dato modo di dimostrare di essere il primo regista di questa squadra. Se lo scorso anno sembrava tutt'altro che adatto per un grande club quale è il Milan, Sandro Tonali in questa stagione ha fatto ricredere chiunque. Il merito di Pioli è di aver continuato a lavorare su di lui e di credere nel ragazzo quando qualcun altro magari non lo avrebbe fatto.

Dulcis in fundo, la perla che non ti aspetti: Pierre Kalulu. Un po' per casualità, un po' per fortuna, l'ex difensore del Lione - con il club francese non aveva mai giocato tra i grandi - era arrivato per essere un sostituto da terzino destro. Oggi, invece, complice vari infortuni in difesa, è diventato un pilastro del Milan. Merito a Pioli, il quale è stato bravo a lavorare punto dopo punto e mettere i tasselli giusti. Ha lavorato a tappe, un po' come accade nelle corse delle biciclette. Altra sua grande passione. Milan, ecco l'alternativa in difesa a Botman: le ultime news di mercato >>>

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