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Milan, i dubbi sulla cessione: dalla vendita a rate ai nomi ignoti

Silvio Berlusconi, Presidente del Milan, e i rappresentanti della cordata cinese (foto Sportmediaset)

Nonostante la caparra dia garanzie, restano alcuni dubbi sulla cessione del Milan: i 200mln arrivano tutti da Yonghong Li, chi sono gli altri?

Stefano Bressi

Ci sono tanti dubbi, tante cose che lasciano perplessi: la vendita di una società a rate, in un arco temporale così lungo, a soggetti che non si sono ancora palesati. Sono tutte cose che non si sono mai viste prima e questo non può fare altro che disorientare, visto che una società di calcio non è un'azienda qualsiasi, scrive La Gazzetta dello Sport, e nel Milan investono milioni di tifosi. Era il 5 gennaio quando Fininvest ha firmato l'accordo preliminare con la società veicolo Sino-Europe Sports. Da quel momento i dubbi hanno accompagnato tutti i passi avanti e indietro della trattativa. Dubbi che rimangono, ancora oggi.

Il primo dubbio riguarda sicuramente il mancato svelamento dei nomi degli investitori, nonostante sia stato promesso più volte. Ad agosto si sono presentati Yonghong Li e Haixia Capital (controllato dalla provincia di Fujian, non dallo Stato) e si era detto che ne sarebbero entrati a far parte altri. Fininvest aveva ricevuto una lista provvisoria, con i potenziali investitori, che però piano piano si sono dileguati. Negli ultimi giorni si è parlato anche di banche, ma che ovviamente non comprano, al massimo possono prestare denaro. Il motivo per il quale ancora non sono noti i nomi pare essere che non si vuole indispettire il governo cinese, visto che ancora non sono arrivate le autorizzazioni. Per ora, dunque, restano Yonghong Li e Haixia.

Il secondo dubbio nasce dal fatto che pare che i soldi versati finora siano tutti di Yonghong Li, che in Cina però nessuno conosce. Non si sa nulla di lui: cosa faccia, quale sia la sua consistenza patrimoniale, nulla. Solo che è un uomo della finanza, con precedenti in Borsa. Han Li, suo braccio destro, ha solo detto che la Cina è troppo grande per conoscere tutti e lui ha mantenuto un basso profilo. Il modo in cui abbia raccolto 200 milioni è sempre un mistero. Ma soprattutto chi verserebbe tutti questi soldi senza la certezza di chiudere la trattativa? Perché certezze ancora non ce n'è, visto che l'ok del governo manca.

Terzo dubbio: Sino-Europe è un fondo di investimento e nel caso in cui il closing andasse a buon fine si porrebbe un enorme problema in termini di governance e trasparenza per il Milan. Oltre alle autorizzazioni, infatti, i ritardi sono anche dovuti alle difficoltà di reperire gli investimenti necessari e di distribuire i giusti pesi all'interno del fondo, visto che Yonghong Li vorrebbe avere piena autonomia, senza però disporre della maggioranza assoluta delle quote. La paura è che il Milan finisca in mano a più soggetti, attirati nel fondo dalla promessa di alti rendimenti. Garanzia che manca. Questo assetto proprietario potrebbe portare a non sapere mai i nomi dei nuovi padroni del club. La trasparenza sarebbe un obbligo etico, ma anche normativo. Anche se il passaggio delle quote non si è formalizzato, sono mesi ormai che il Milan vive in un limbo. Per esempio, il mercato sarà gestito da Fininvest, ma con la possibilità da parte dei cinesi di dare il proprio benestare alle operazioni.

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