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Gattuso: “Vorrei giocare il derby per Berlusconi. Ai cinesi dico che il Milan merita l’Europa”

Gennaro Ivan Gattuso, ex centrocampista del Milan, nella sua ultima gara in rossonero (credits: GETTY Images)

Gennaro Gattuso, un tempo colonna del centrocampo del Milan, a tutto tondo sulle pagine della Gazzetta dello Sport. “Questo club da sempre nel mio cuore”

Daniele Triolo

Oggi è l'allenatore del Pisa, compagine in netta difficoltà nella cadetteria ma, da calciatore, Gennaro Ivan Gattuso ha legato i suoi momenti più belli, e tutti i suoi successi in un club, alla maglia del Milan. Ecco perché 'La Gazzetta dello Sport' gli ha dedicato, questa mattina, ampio spazio sulle proprie colonne, in questi giorni campali per la società rossonera, tra passaggio di proprietà ed imminente derby di Milano. Queste le dichiarazioni più importanti di 'Ringhio' Gattuso alla rosea:

Sull'addio di Silvio Berlusconi al Milan: “Quando una pagina si chiude, anche se non vuoi fare bilanci, la mente corre da sola. Mille ricordi, infinite emozioni. Vorrei giocare il derby oggi. Per fare un regalo al Presidente. Indosserei quella maglia bianca, quella delle finali e delle grandi occasioni, i pantaloncini, i parastinchi. E poi via. In campo con Paolo (Maldini), Billy (Costacurta), Andrea (Pirlo), Pippo (Inzaghi). Noi, il Milan. Per salutare Berlusconi e per vincere il derby. Il problema è che dopo cinque minuti sarei morto. Ma in quei cinque minuti presserei anche gli steward ed i tifosi”.

Il primo pensiero sull'uscita di scena di Berlusconi: “Aveva costruito la macchina perfetta. Il segreto non era solo prendere i campioni, ma aver organizzato tutto nel modo migliore. Tu dovevi solo pensare a non dimenticare le scarpe. Al resto pensava la società”.

Ancora su Berlusconi: “Credo starà soffrendo più Adriano Galliani, ma anche il Presidente si sentirà vuoto. Ha preso il Milan in tribunale e l'ha portato in cima al mondo. Era capace di trasmetterti il suo entusiasmo e le idee, ti faceva credere nel progetto. Ricordo le sue parole la mattina delle finali. Nessuno ci sapeva caricare come lui. Credo che avrebbe voluto riportare in alto il Milan, ma per la sua famiglia le priorità sono altre e si è dovuto adeguare. Un 'tweet' a Berlusconi? Nei momenti di depressione, fatti un giro nella sala dei trofei: quella bellezza è merito tuo”.

Sull'arrivo dei cinesi: “Se mi fido di loro? Solo il tempo darà le risposte. Anche all'Inter c'era preoccupazione, ma adesso sono tutti soddisfatti e si parla di progetti ed acquisti importanti. Però ai cinesi una cosa voglio dirla: il Milan deve stare nel suo habitat naturale, cioè l'Europa. Non può rimanere fuori dalle coppe. Questo deve essere il primo passo. E poi si deve pianificare partendo da quanto di buono è stato fatto quest'anno grazie al lavoro di Montella. Per la prima volta, dopo tanto tempo, è stata seguita una strada chiara, ed infatti i risultati stanno arrivando”.

Sul Milan 'formato europeo' dei suoi tempi: “Nel calcio ci sono pochi segreti per ottenere risultati. Uno è rappresentato dallo zoccolo duro delle squadre: valeva per noi all'epoca come per la Juventus adesso. Io vedevo Maldini e Costacurta che si arrabbiavano per una partitella persa e mi adeguavo. Imparavo solo osservandoli. Al Milan il gruppo storico si è sciolto all'improvviso e così la ricostruzione è stata più difficile”.

Sul derby: “Si gioca alle 12:30, ma comandano le televisioni e bisogna adeguarsi. E' un derby cinese e si gioca all'ora che preferiscono laggiù. Però i cinesi imparino in fretta che la magia di San Siro di sera è ineguagliabile. Roba da brividi. Il mio primo pensiero se sento parlare di derby? Potrei dire le battaglie nelle semifinali di Champions del 2003 o il mio assist a Ricardo Kakà. Ma preferisco ricordare il rispetto che c'era tra Milan e Inter. Una grande rivalità, tanti duelli ma nessuna bastardata”.

Su giocatori dell'attuale Milan che avrebbero potuto giocare nella sua epoca: “Gianluigi Donnarumma, sicuramente, ma anche Giacomo Bonaventura perché sa fare tutto. Ignazio Abate ha vissuto parte della mia epoca”.

Sulla possibilità di allenare il Milan in futuro: “Io sto facendo il mio percorso e ne sono fiero. Poi vedremo quello che accadrà. Se mi dovessero chiamare, sarebbe impossibile dire di no al Milan, anche perché questo club è sempre stato nel mio cuore. Da ragazzino applaudivo le loro Coppe dei Campioni, da uomo le ho alzate con quella maglia”.

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