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Pioli: “Milan, sei la mia felicità. L’ombra di Rangnick? Ecco cosa ho fatto”

Stefano Pioli (allenatore AC Milan) durante Milan-Bodø/Glimt 3-2 dei turni preliminari di Europa League a San Siro

ULTIME NOTIZIE MILAN NEWS - Stefano Pioli, allenatore del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Ecco cosa ha detto

Salvatore Cantone

MILAN PIOLI

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Ultime Notizie Milan News: le parole di Pioli

MILAN NEWS - Stefano Pioli,tecnico del Milan, ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Corriere della Sera. Ecco le sue parole: "La canzone dei Negramaro Contatto? Quella canzone riassume in maniera perfetta questo momento della mia vita. Sono felice. Come non lo sono stato mai, professionalmente parlando. La prima volta che sono entrato a Milanello ho sentito qualcosa di magico, un'energia unica. Ma il fatto è che la risento ogni mattina alle 8. So di essere fortunato. E farò di tutto per continuare a meritarmi questa fortuna".

Avanti di questo passo sarà dura mandarla via. Lei vorrebbe restare qui a lungo? Si vede come un Wenger o un Ferguson?

"Come dice la canzone, la vita è tutta qui. Vivo nel presente, che è un presente bellissimo"

Alcuni suoi colleghi, forse perchè hanno vito subito, danno l'impressione di restare sempre uguali. Lei sembra l'allenatore che più si è evoluto. E' questo il suo segreto?"

"Invidio i colleghi giovani che hanno già tutto molto chiaro, io ho avuto bisogno di lavorare tanto: ho fatto corsi di comunicazione, di psicologia, di gestione delle persone. Appena ho potuto sono andato a studiare altri allenatori. Ho investito molto su me stesso: se mi vedessero adesso i giocatori che ho allenato nel 2003 a Salerno, quando ho iniziato, non mi riconoscerebbero".

E adesso a che punto è?

"Non sono un genio, ma determinato e tenace sì. E curioso. Ho sempre pensato che ci sia da imparare da tutti. Prende lo staff: ho iniziato col solo Osti, adesso ho 10 collaboratori. E tutti i nuovi hanno meno di 30 anni. I giovani ti aiutano ad avere chiavi di lettura diverse, specie sulle nuove tecnologie, preziosissime. Oggi mi sento completo e maturo come non mai".

L'hanno spesso etichettata come uno che parte bene e finisce male. Questo 2020 è la sua rivincita?

"E' un termine che non mi piace, perchè sono cresciuto con valori diversi, con la cultura del lavoro, non della rivalsa. Ho da dimostrare solo a me stesso. Mi sento completo, ma so che posso fare anche di più. Sono un provinciale testardo. E la testardaggine aiuta."

Però la definizione di Normal One non le è mai andata giù, dica la verità

"Io sono un uomo normale. Sono semplice, amo esserlo. La semplicità è un valore che ho imparato dai miei genitori e che cerco di trasferire ai miei figli. E' l'etichetta che non mi piace".

Dicono che ora lei sia molto esigente con suo figlio Gianmarco, che lavora nel suo staff come match analyst

"Sono esigente con tutti come lo sono con me. E quindi anche con mio figlio. Anche perchè i giocatori sono tutti un po' miei figli.E' bello comunque lavorare con Gianmarco. Ma sul campo è un collaboratore come tutti gli altri".

Anche Ibrahimovic è come tutti gli altri?

"Mai conosciuto un giocatori così intelligente e simpatico. Sono momenti così, tornerà e giocherà più di prima. Ma già la sua presenza è fondamentale, sa trascinare e stimolare i compagni".

Il personaggio, di certo, è ingombrante. Come si gestisce uno così?

"In realtà non è difficile. Perchè siamo entrambi diretti, non ci nascondiamo, nel bene e nel male. Ci siamo detti anche cose negative, succede, è normale, è la dinamica logica di una squadra. Una volta è entrato nel mio ufficio e mi  ha detto: mister, oggi parlo io. Io mi sono messo li e ho ascoltato. Il giorno dopo ho parlato io. Funziona così. Bisogna capire le situazioni, le persone, i momenti".

Un anno fa, di questi tempi uscivate dallo scioccante 5-0 in casa dell'Atalanta, il punto più basso. Da allora il vostro mondo si è rovesciato. Dovesse scegliere un'immagine di questo 2020, quale sarebbe?

"La sera del 20 luglio quando Gazidis mi telefona alla vigilia di Sassuolo-Milan per comunicarmi che lui e la proprietà avevano deciso di confermarmi per la stagione successiva, se mi andava bene. Cosa gli ha risposto? Ivan, aspetta che ci penso un attimo... Ovviamente scherzavo, non ho messo giù il telefono. E' stata una grande emozione, come quando dopo la partita ho dato l'annuncio alla squadra e ai miei collaboratori".

Per mesi ha dovuto convivere con l'ombra lunga di Rangnick?

"Ma io non ho mai smarrito la mia serenità, dico davvero. Gazidis prima della partita col Genoa venne a Milanello a dire che le scelte sarebbero state fatte a fine campionato e non prima. Per me le cose erano chiare. Perciò ho continuato a lavorare per meritarmi quella fiducia, senza ascoltare ciò che si diceva in giro. Mi sono concentrato solo sul campo e sulla squadra. Il mio obiettivo era arrivare il più alto possibile"

E l'obiettivo del 2021 che sta per iniziare quale è?

"Continuare a migliorare. E, sì, tornare in Champions. Il club non ci ha chiesto nulla, non ci vuole dare pressione, questo io l'ho apprezzato moltissimo. Maldini, Massara, Gazidis ci mettono nelle condizioni di lavoro ideali: sono straordinari. Ma noi abbiamo bene in testa che dobbiamo fare di tutto per riportare il Milan dove deve, cioè in Champions. Manca da troppo tempo, quello è il suo posto. Possiamo farcela".

Ha raccontato che per spronare la squadra a gennaio scorso aveva appeso la classifica del'anno solare: è servita da sprone, visto alla fine avete fatto più punti di tutti. Che classifica appenderà stavolta?

"Vedremo. Avevamo tre obiettivi: passare i preliminari, poi i gironi di Europa League e vincere la classifica del 2020. Quello che mi interessa è la crescita. Questa squadra può anche migliorare tanto, anche più di quanto credete".

Certo, con un paio di rinforzi a gennaio sarebbe più facile. Lei però va ripetendo che c'è un equilibrio da preservare. Cosa intende?

"Qui ora c'è entusiasmo, serietà, compattezza. Non c'è più nemmeno bisogno di appendere ai muri il programma settimanale, tutti sanno cosa fare. Il gruppo è forte, unito, orgoglioso. Chi entra, se entrerà, deve avere la stessa applicazione, la stessa mentalità. Chi è arrivato a gennaio scorso, parlo di Ibrahimovic e Kjaer, ha dato l'esempio. Quello ci ha fatto svoltare. Ecco, con la fatica che abbiamo fatto a raggiungere questo equilibrio dobbiamo stare attenti a non spezzarlo. Su questo punto c'è totale sintonia. Se si può migliorare, miglioriamo. Sennò restiamo benissimo così".

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