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Napoli-Milan, Maldini: “Ripeterei la frase su Rangnick. Ecco perché”

Paolo Maldini, DT e responsabile calciomercato AC Milan

ULTIME NOTIZIE MILAN NEWS - Paolo Maldini, direttore tecnico rossonero, ha parlato a 'Sky Sport' prima di Napoli-Milan del 'San Paolo': le sue dichiarazioni

Daniele Triolo

"ULTIME NOTIZIE MILAN NEWS - Paolo Maldini, direttore tecnico rossonero, ha parlato ai microfoni di 'Sky Sport' prima del match Napoli-Milan del 'San Paolo'. Queste le dichiarazioni di Maldini:

"Sul ritrovare Gennaro Gattuso: "Strano, ma a volte le strade si dividono. Quello che c'è stato tra me e Rino, tra Rino ed il Milan, i tifosi, nessuno potrà mai cancellarlo".

"Sul suo futuro al Milan: "Questo è un po' una cantilena che stiamo ripetendo da tempo. Noi vogliamo arrivare a fine stagione nella maniera migliore. Per farlo bisogna evitare questi discorsi. Poi si vedrà a fine stagione. Se mi hanno comunicato qualcosa? Se l'avessero fatto non lo direi. Bisogna dare stabilità ad una squadra che l'ha trovata. Prima della partita contro la Roma avevo detto alla stampa che dovevamo decidere con quelle davanti a noi o con quelle dietro. La risposta c'è stata. Sin dal 4 maggio l'allenamento c'è sempre stato, così come l'impegno di Pioli".

"Sulla frase detta contro Ralf Rangnick: "La ripeterei, perché quella non è una frase contro una persona, ma contro una modalità. Non era rivolta alla persona".

"Sul momento del Milan: "Io vedo il 90% degli allenamenti, sapevo che era una squadra destinata a sbocciare. Il lockdown ha dato possibilità a Pioli di fare una mini preparazione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Singoli? Rebic, Ibra e Bennacer sono quelli più in vista. Ma Kessié è diventato un giocatore completo, forse giocare a due a centrocampo lo ha aiutato: ha avuto una grande evoluzione, mi ha sorpreso davvero tanto".

"Sul futuro di un Milan così giovane: "Io sono sicuro che questa potrà essere una grande base per il Milan del futuro. Per vedere chi farà parte di questo Milan ci sono decisioni che verrano prese da altri, forse anche da me stesso. Bennacer è un 1997, Leao un 1999, Saelemaekers un 1999. Abbiamo spinto per prendere Ibra e Kjaer proprio per farli crescere. Io senza Baresi e Tassotti non avrei fatto quanto ho fatto in carriera. Non ci sono casi di squadre che hanno avuto successo solo con giovani, non esistono ad alto livello. Poi c'è la difficoltà di giocare a San Siro con le maglie di Inter e Milan. Il passato conta, i tifosi spingono, ma la maglia pesa. La storia purtroppo è difficile da portare per i ragazzi giovani che non sono abituati a farlo".

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