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Milan, Donnarumma: “I tifosi ci aiutano sempre, li aspettiamo. Abbiati mentore”

Gianluigi Donnarumma, portiere del Milan, ha parlato sul canale Twitch di 'Justees' (Getty Images)

Gianluigi Donnarumma, portiere del Milan, è intervenuto attraverso il canale 'Twitch' di 'Justees'. Queste le sue dichiarazioni

Renato Panno

Gianluigi Donnarumma, portiere del Milan, è intervenuto attraverso il canale 'Twitch' di 'Justees'. Queste le sue dichiarazioni.

Sulla persona che lo ha influenzato di più: "Mio zio che giocava a calcio, era un portiere. Mi ha influenzato, sono cresciuto col suo mito, è stato lui che mi ha dato questa voglia di fare il portiere. Sono cresciuto col sogno di diventare il migliore, speriamo di diventarlo un giorno".

Sugli allenatori avuti nel suo percorso: "Tutti gli allenatori che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa, dai giovanissimi alla prima squadra. Oltre al campo quello che mi ha insegnato di più è la vita fuori, l’insegnamento più grande è quello del lavoro, di arrivare prima al campo, di fare prevenzione".

Sui vantaggi di giocare in casa: "I tifosi ti aiutano nei momenti di difficoltà, bisogna anche saper sopportare delle critiche anche quando le cose non vanno bene. Sicuramente ti danno qualcosa in più, purtroppo ultimamente non ci sono ma quando ci sono ti danno tanto. Nei momenti di difficoltà ti possono dare quell’adrenalina per spingere e per portare a casa il risultato. In questo periodo non ci sono e li aspettiamo”.

Sul ricordo più bello: "Sicuramente quando ho iniziato a giocare, il mio primo allenamento. Mio zio che purtroppo non c’è più mi venne a prendere a casa, c’era mio fratello che andava ad allenarsi e andai anche io. Mio fratello faceva gli esercizi e anche io mi buttavo, da quel giorno è partito tutto".

La partita più bella che hai guardato in vita tua? “Il Mondiale del 2006, la finale”.

Partita in diurna o in notturna? “Notturna”.

Ti piacerebbe essere il calciatore più veloce o il più preciso del mondo? “Il più preciso”.

Macchina o moto? “Macchina”.

Se ha un rituale che segue prima delle partite: “Ne ho uno che non posso dire, in campo non so se si è mai visto ma prima della partita tocco i pali e la traversa e mi faccio il segno della croce. L’altro è personale”.

Su quando ha capito che poteva diventare un calciatore: “Quando sono partito per la prima volta per Milano. Ho fatto fatica a pensare di dover andare via da casa, quando sono partito e ho visto i miei genitori star male ho pensato che da lì sarebbe iniziato tutto, che sarei diventato un portiere da Serie A”.

Avevi un piano B? “Magari il falegname come mio padre. Non avevo un piano b, a volte andavo ad aiutarlo ma avevo solo un piano A (ride, ndr)”.

Oltre al calcio ti piacciono altri sport? “Mi piace il tennis. L’ho praticato poche volte e mi è piaciuto tantissimo”.

Film o musica? “Esco dal campo, torno a casa, attacco la play. Mi piace molto giocare con i miei amici. Sono un tipo da videogames piuttosto che da serie tv”.

Sul debutto in Nazionale: “Non me l’aspettavo, ero lì e c’era Buffon. Il giorno prima il mister mi disse che avremmo fatto un tempo a testa, ero sulla Luna. Non ti dico quando sono entrato. Poi quando entro in campo dimentico tutto. Ma dopo è stata un’emozione incredibile. Prendere sonno il giorno prima… Bisogna lasciare pressione ed emozione fuori. Anche quando fai un errore in partita devi essere bravo a staccare subito altrimenti non ne esci più”.

Un giocatore che ha significato tanto per lui: “Ho avuto Abbiati nel mio primo periodo al Milan, è stato importantissimo. Mi ha aiutato a crescere, mi ha fatto sentire importante e tranquillo quando ho avuto l’opportunità di giocare in Serie A. È stato fondamentale nel mio percorso. Essere un mentore in futuro? Non ci ho ancora pensato, ho solo 22 anni ma sicuramente in futuro aiuterò anche io i giovani (ride, ndr)”.

Hai amici tra gli avversari? “Sono molto amico di Lorenzo Insigne, però diciamo che ho avuto anche altri amici con cui ho giocato contro. Ad esempio Pepe Reina. Quello con cui ho legato tanto è Insigne, abbiamo legato tanto e in Nazionale ci divertiamo. In campo siamo avversari, dopo la partita siamo amici”.

Hai un sogno come calciatore? “Vincere più trofei possibili ma soprattutto vincere il Mondiale. Penso che sia il sogno di tutti i bambini, sarebbe il massimo”.

Se dovessi dare un consiglio ad un giovane? “Gli direi prima di tutto di divertirsi. Umiltà, sacrificio, il lavoro paga sempre. Il divertirsi lo metterei come prima cosa, senza divertimento non si va da nessuna parte. Parte col divertimento e poi diventa un lavoro”.

Sull’Europeo: “È il mio primo torneo internazionale. La sto vivendo tranquillamente. L’ansia c’è però sono tranquillo e sereno, so che possiamo e dobbiamo far bene, siamo un grande gruppo. Non vedo l’ora di iniziare”.

Tra gli avversari ci potrebbe essere qualche sorpresa? “Quella che più ci può dar fastidio secondo me è la Francia. Ha grandi calciatori. Non ti so dire chi sarà la sorpresa, spero di arrivare fino in fondo e delle altre non ne parlo”.

Su cosa è importante per vincere: “Il gruppo, essere uniti, star bene insieme, ti può portare fino alla fine. Poi è normale che fa la differenza anche come stai in campo e prepari le partite, in un torneo lungo e con tante partite fa la differenza il gruppo”.

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