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Viaggio nella normalità del Dudelange: dalla sede vicino al kebab al difensore dipendente comunale

Lo stadio del Dudelange

Normalità è la parola chiave che avvolge la favola Dudelange, avversario odierno del Milan: viaggio tra le curiosità della mistica realtà lussemburghese

Luca Fazzini

Dal nostro inviato in Lussemburgo, Luca Fazzini

Un kebab e una brasserie, simboli di cibo globale il primo, di tradizione locale francese il secondo. Cos’hanno in comune? Poco, generalmente. Tranne in rari casi, come nella città di Dudelange. Profondo sud del Gran Ducato del Lussemburgo, conosciuto ai più solamente per le tanti sede finanziarie. Kebab e brasserie, qui, fanno da contorno alla sede del F91 Dudelange, la squadra calcistica della piccola città da 17.000 abitanti.

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Doveroso flashback imposto dalla storia: le due date fondamentali del F91 ci riportano al 26 aprile 1991, quando la fusione di tre squadre già esistenti - l’Alliance Dudelange, lo Stade Dudelange e l’US Dudelange - dà vita all'attuale club. L'altra giornata chiave è il 30 agosto 2018: nemmeno un mese fa, i lussemburghesi hanno espugnato 3-2 il campo del Cluj (dopo il 2-0 casalingo), ottenendo per la prima volta una storica qualificazione ai gironi di Europa League. La sorte, nel sorteggio di Nyon, incrocia i destini di Dudelange e Milan, vestendo così più i panni di Morfeo (dio dei sogni) che di dio della sfortuna, considerata l'eccezionalità dell'avversario e regalando un biglietto omaggio per la Scala del Calcio agli uomini di Dino Toppmoller. Figlio d'arte (il padre Klaus, tecnico del Bayer Leverkusen, perse la finale di Champions League nel 2002 contro il Real Madrid), può contare su Ibrahimovic. Zlatan? Macchè. Sanel, attaccante infortunato, tra i protagonisti di una rosa composta da calciatori semi-professionisti, molti dei quali - in parallelo alla vita da calciatore - hanno anche un altro lavoro. Come Tom Schnell, difensore centrale, dipendente comunale. Anche qui risiede l'eccezionalità della normalità lussemburghese. Facile immaginare, allora, l'emozione che proveranno stasera nello sfidare Gonzalo Higuain, preso da esempio da Toppmoller per evidenziare il gap tra le squadre: "Un mese di Higuain paga tutto il nostro club".

Dall'allenatore al proprietario: Flavio Becca, numero uno del Dudelange, è un personaggio. Nel vero senso della parola. Sangue italiano e mentalità imprenditoriale sono i suoi ingredienti base e le sue attività spaziano dal calcio al ciclismo (è tra i vertici del Team Leopard), dalle moto alla ristorazione. Elemento particolare, tanto visionario quanto ambizioso: lui, cuore nerazzurro e tifoso interista, entra in società nel 1998. Dal 1999, il F91 inizia a fare incetta di titoli.

In diciannove anni, il palmarès recita 14 campionati nazionali e 7 Coppe del Lussemburgo. Dove ammirarli? Nessuna sala dei trofei, nessuna bacheca: semplicemente, una piccola vetrina – come si trattasse di un negozio – nella sede del club. Un’insegna gialla mostra il nome lussemburghese Diddeleng: all’interno, è difficile a reperire le corrette informazioni sulla storia della società, ma riusciamo a scorgere qualche foto e un dipendente che lavora a 360°: dai biglietti al magazzino, passando per compiti burocratici, come un normale segretario. Il tutto nel centro di una cittadina ordinata, silenziosa e pulita, resa vivace in diversi angoli da case colorate e da una maestosa chiesa gotica.

Giocatori semi-professionisti, allenatore e proprietario: un trinomio vincente che di domenica in domenica costruisce il suo sogno allo Jos Nosbaum Stadium. È sufficiente attraversare un paio di strade, dal centro cittadino, e salire leggermente in quota per imbattersi in un campo quasi dimenticato dal mondo, parzialmente immerso nella campagna. Un cancello aperto permette di entrare all’interno per conoscere una realtà tanto curiosa quanto insolita, specie per un palcoscenico come quello continentale. Nessun custode, nessuna guardia: l'accesso è libero. La tribuna, colorata da seggiolini rossi e blu, ospita la maggior parte degli spettatori, 1700 in totale. Una scritta gialla ‘VIP’, su una lamiera grigia, indica la zona per le autorità e qualche seggiolino con tavolo ospita la ‘presse’, la stampa. Tre gradini separano quei luoghi dall'erba: a fatica si scorgono le linee dell’area di rigore e di metà campo. Un addetto bagna il terreno di gioco, che appare tuttavia curato, ma la netta sensazione è quella di un campo di provincia. Né vecchiaia, né degrado: davanti a noi, semplicemente, ecco la casa di un piccolo club, in cui tutto – dalla sede allo stadio – appare normale e a misura d’uomo.

Dudelange e Lussemburgo City distano venti chilometri. A separarle, una statale ben curata: lo scenario cambia, a farla da padrone - in un paesaggio dominato dal verde - sono i grattacieli della finanza. Non distante dal centro, ecco lo Stade Josy Barthel. Anche qui, troviamo un impianto ancora lontano dagli standard dell’Uefa. Scritte a mano, sala stampa montata in un tendone e soli ottomila posti fanno tuttavia da cornice allo stadio vestito a festa apposta per l'occasione, quasi investito dall'entusiasmo del pubblico e dalle normative Uefa. La torcia olimpica domina una delle due curve, ad omaggiare il ricordo di Barthel, unico lussemburghese ad aver vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Sull’altro lato, abitazioni e balconi si affacciano direttamente sopra le tribune, in un simpatico contrasto tra calcio e quotidianità familiare.

È in questo stadio che Paolo Maldini, nel 1988, esordì da titolare con la maglia dell’Italia ed è qui che stasera, tra i protagonisti del Dudelange, ci sarà anche Milan (un nome che risuona di originale coincidenza) Bisevac, ex difensore della Lazio ed attuale giocatore dei lussemburghesi. Proprio contro i rossoneri, il serbo ha disputato la sua prima partita europea, nel preliminare del 2006 con la maglia della Stella Rossa di Belgrado, l’inizio del cammino che portò Maldini ad alzare la settima Champions League ad Atene. Ancora lui, Paolo Maldini. Lo stesso Paolo Maldini che questa sera siederà in tribuna vicino a Leonardo - che in questo stadio debuttò da direttore sportivo del Psg - e non lontano dall'interista Becca, ma anche dal Gran Duca di Lussemburgo. Perchè stasera, al Josy Barthel, non vuole mancare nessuno. Sarà una festa, per il Lussemburgo, la sua gente e il ‘normale’ Dudelange. Che per un paio d'ore, di normale, avrà e vivrà davvero poco.

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