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AEK Atene, Livaja avverte il Milan: “Ho l’Inter nel cuore”

Marko Livaja AEK Atene
Marko Livaja, centravanti croato della compagine giallonera: “Giochiamo benissimo e ho un motivo in più per fare gol. A 16 anni il Milan mi cercava”

Daniele Triolo

Marko Livaja, centravanti croato classe 1993, ha realizzato, fin qui, due gol in Europa League. E' senza dubbio l'uomo più pericoloso dell'AEK Atene, che, questa sera, alle ore 21:05, scenderà . Il giocatore, con un passato nel campionato italiano (Inter, Cesena, Atalanta ed Empoli nel suo curriculum), ha concesso un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport'. Queste tutte le dichiarazioni di Livaja:

Sul suo passato all'Inter: “Sono tifoso ed innamorato interista. Lì ho iniziato e segnato i primi gol a San Siro. Mi lanciò Andrea Stramaccioni, con il quale ci siamo risentiti visto che avevamo entrambi la Grecia nel destino. Dovevo andarmene per crescere: a 18 anni è difficile giocare tanto in una squadra così. Ma l'Inter resta nel mio cuore e ho un motivo in più per segnare al Milan ...”.

Sull'aneddoto inedito: “Avevo 16 anni e non mi ero ancora trasferito all'Inter. O meglio: loro mi cercavano, ed ero già stato a Milano per parlare con il direttore sportivo Piero Ausilio, poi, però, ero tornato in Croazia perché il contratto con l'Hajduk Spalato non era ancora scaduto e non potevo firmare con un nuovo club. Il Milan cominciò a chiamarmi, ma soprattutto ad offrirmi molti più soldi. Ma quando do la mia parola non torno indietro, nemmeno per soldi”.

Sul suo passato burrascoso: “Ero giovane, e replicavo a tutti, senza guardare in faccia nessuno. Ora sono maturo e sto zitto. Ho una compagna, Iris, ed una bambina di un anno e quattro mesi, Elizabeth. Con loro sono diventato uomo”.

Su qualche episodio di risse avvenute quando era ragazzo: “Si racconta che sia arrivato alle mani con Stefano Colantuono all'Atalanta, ma non è così. Gli risposi, lo ho già ammesso, ma nessun colpo. Però è vero che, una volta ad Udine, rifiutai di andarmi a scaldare e finii fuori squadra. Oggi non lo rifarei. Ed è vero che con il Las Palmas ho preso cinque turni di squalifica. Dissero che avevo spintonato l'arbitro, invece volevo solo parlarci. La verità è che se giochi in una piccola squadra queste cose succedono. A Sergio Ramos, per la stessa colpa, avrebbero dato una giornata. Ed è vero, ma poi basta, che non risposi al C.T. della Croazia Under 21: con lui avevo litigato pur di andare al Mondiale Under 20, ma dopo l'eliminazione contro il Cile ce l'avevano tutti con me. Ero stanco, non volevo tornare e non gli risposi al telefono. Dopo due ore di chiacchierata, però, ci siamo chiariti”.

Sul connazionale Nikola Kalinić del Milan: “Ci conosciamo bene. Siamo stati tutti e due a Spalato nelle giovanili dell'Hajduk, ma non ci siamo mai incrociati perché lui è più grande. E' bravissimo, lo seguo con attenzione come tutti gli altri croati che vivono qui”.

Sul suo futuro: “Milano è ancora un po' la mia città e sono felicissimo di tornarci. Ho girato tanto in carriera, dall'Italia alla Russia, dalla Svizzera alla Spagna. Ma ad Atene sto benissimo e sento di poter restare ancora a lungo. In Europa League giochiamo benissimo ed il Milan se ne accorgerà. A modo nostro, sappiamo essere forti”.

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