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MALDINI: “Nel 2007 il Milan aveva già deciso di non investire più”

Paolo Maldini, bandiera del Milan (credits: GETTY Images)

Paolo Maldini ha rilasciato a Uefa.com una lunga e interessante intervista sulla Champions League, la sua carriera e il Milan. Ecco le sue parole

Redazione

Paolo Maldini, storico capitano del Milan, ha rilasciato una lunga intervista a Uefa.com. Stavolta non ha parlato di Adriano Galliani e della società, come accaduto qualche settimana fa a Sky, ma solo di Champions League. Ecco le sue parole:

Il calcio e la genetica: "C'è qualcosa di genetico nella mia passione per il calcio. Ho cominciato ai giardinetti e all'oratorio, poi andai al Milan. C'è molto della mia famiglia nel mio successo"

Sulla finale 88-89 contro la Steaua Bucarest: "Ci sembrava la gara della vita, quella squadra ragionava così. Poi l'ambiente era eccezionale, qualcosa di irripetibile. Su 90.000 spetattori allo stadio il 90% era del Milan. I tifosi rumeni arrivarono forse con soli due pulman. Ora queste cose non possono più accadere, di solito lo stadio è diviso a metà".

Su Sacchi allenatore: "Sacchi è stato bravissimo ad adattare il suo modulo a qualche giocatore. Passione e sacrificio con lui non sono mai mancati, attaccare sempre era il suo credo"

Sulla finale contro il Barcellona: "Capello ci disse che eravamo comunque i più forti, anche se in quella finale qualche giocatore, me compreso, giocò in una posizione nuova per via di alcune defezioni. Io feci il centrale di difesa"

La finale con la Juventus: "Era un'occasione unica, dopo la semifinale con l'Inter. Siamo arrivati carichi ma anche molto consumati sul piano psicofisico. Non è stata una gran finale, giocata bene, ma era importante vincere"

Sulla finale di Instanbul con il Liverpool: "Nel 2005 per 110 minuti abbiamo dominato contro il Liverpool. Eravamo più forti fisicamente, mentalmente, tatticamente e qualitativamente. Ma questo è il calcio. Per quella sconfitta io e alcuni miei compagni non abbiamo dormito per mesi. Ma il caso ha voluto che dopo due anni li incontrassimo di nuovo e giocando meno bene, li abbiamo battuti. Il destino è strano ma ci ha ripagati alla grande"

Nel 2007, la rivincita con il Liverpool: "Non la vivevo come una rivincita contro di loro, ma era la mia ultima occasione di vincere. E anche di molti miei compagni. Lo sentivamo. Il Milan aveva già manifestato la sua volontà di mettere a posto i conti, vendendo Shevchenko, e c'era più la possibilità di fare gli investimenti di una volta. E quando il Milan è costretto a vincere, quasi sempre ci riesce".

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