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Kalinić, un patrimonio da ritrovare e salvaguardare

Nikola Kalinic, attaccante del Milan (credits: GETTY Images)

Nikola Kalinić affronta un momento difficile in maglia rossonera. Gli impegni con la Croazia potrebbero rilanciarlo, in campo e nel morale

Daniele Triolo

L'estate passata il Milan ha inseguito tanti attaccanti, da Álvaro Morata ad Andrea Belotti, passando per Pierre-Emerick Aubameyang. Alla fine, dopo aver visto sfumare tutti i possibili obiettivi per un motivo o per un altro, il club rossonero 'ripiegò' su Nikola Kalinić, centravanti croato classe 1988, fortemente voluto dall'allora tecnico Vincenzo Montella e reduce da due stagioni a Firenze con 33 gol all'attivo in 84 presenze.

“Mi raccomando, vedi che devi fare, fai tanti gol altrimenti ti rimando là”, disse con tono scherzoso, nel video di presentazione di Kalinić, il direttore sportivo del Milan, Massimiliano Mirabelli: l'ariete dell'Europa dell'Est, infatti, era appena costato al club meneghino, dopo una laboriosa trattativa con la Fiorentina, ben 25 milioni di euro tra prestito ed obbligo di riscatto (già avvenuto nel corso dell'anno). Kalinić, milanista da sempre, era arrivato con tante speranze e la fiducia di Montella.

Un paio di infortuni ne hanno minato il rendimento stagionale e, va detto, tuttora convive con una pubalgia fastidiosa, però va anche sottolineato come, fin qui, il centravanti abbia deluso le forti aspettative del Milan e dei suoi tifosi: appena 4 gol segnati in 30 gare ufficiali tra Serie A, Europa League e Coppa Italia. L'ultimo, addirittura, risale al 3 dicembre 2017, a Benevento, giorno dell'esordio di Gennaro Gattuso sulla panchina del Diavolo.

A proposito di Gattuso: quando in casa Milan si è deciso per il cambio di allenatore, Kalinić ha mantenuto il suo posto da titolare. “E' funzionale”, “Ha caratteristiche uniche”, “Fa giocare bene la squadra”, “Ci dà la profondità”: questi sono soltanto alcuni dei tanti 'complimenti' riservati al ragazzo, da Montella prima e Gattuso poi, per giustificarne il continuo impiego. L'esplosione, fragorosa, di Patrick Cutrone, poi, e la rinascita di André Silva, hanno pian piano sospinto il croato in panchina, come terza scelta e causato, appena qualche giorno fa, la prima mini-rottura con ambiente e staff tecnico.

Contro il Chievo, infatti, Kalinić avrebbe voluto e dovuto partire titolare. Poi, una volta appreso dalle prove di formazione di Gattuso che, presumibilmente, avrebbe scaldato ancora la panchina per far spazio allo scalpitante Cutrone, il croato non ce l'ha fatta. Ha tirato il freno a mano, si è allenato con la modalità risparmio energetico attivata. Gattuso non ha gradito e lo ha escluso dai convocati. Il Milan, poi, ha vinto per 3-2 grazie ai gol di Cutrone e Silva. Altra bella botta per il morale di Kalinić, nonché per la sua (ri)scalata al vertice delle gerarchie del mister rossonero.

Meno male, per il croato, che ora c'è la sosta del campionato. Kalinić, infatti, è stato convocato dalla propria selezione Nazionale per il doppio impegno contro Peru (24 marzo) e Messico (28 marzo) e, con tutta probabilità, sarà titolare. Gattuso lo ha già perdonato e, siamo certi, quando tornerà a Milanello sarà ben accolto da tutti, compagni in primis: il giocatore, nel gruppo Milan, è benvoluto da tutti e tutti quanti contano su una sua pronta ripresa. Gli hanno 'perdonato' persino il gol fallito in semifinale di Coppa Italia contro la Lazio, a porta vuota, figuriamoci se non gli verrà 'passato' un momento di sconforto morale.

Le due gare con la Croazia, magari condite da un paio di reti, potranno servire moltissimo a Kalinić per ritrovare fiato, gamba e spunto sotto porta. Il Milan ha bisogno del miglior Kalinić possibile per dare l'assalto al quarto posto ed alla vittoria di quella Coppa Italia che i rossoneri non alzano al cielo dal 2003.

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