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Pedullà: “Al Milan c’è una guerra. Tare, più danni della grandine. Ibrahimovic …”

Zlatan Ibrahimovic RedBird AC Calciomercato Milan
Il giornalista Alfredo Pedullà ha stilato un lungo ed interessante editoriale sul Milan, soffermandosi sul nuovo direttore sportivo
Fabio Barera Redattore 

Il giornalista Alfredo Pedullà ha stilato un lungo ed interessante editoriale sulle colonne di 'Sportitalia', soffermandosi in modo particolare sul Milan e sulla questione direttore sportivo, criticando Igli Tare e Zlatan Ibrahimovic. Ecco, dunque, le sue parole in merito.

Milan, Pedullà attacca Tare ed Ibrahimovic: poi la frase che fa discutere sulla guerra

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"Premessa: al Milan è in atto una guerra di potere e già questo è un discorso che va segnalato a caratteri cubitali. Perché è la sintesi di un bivio che andrebbe preso nel migliore dei modi per non ripetere i (gravi) errori del passato. Parto da una premessa. Se c’è una divisione interna, evidentemente con smentite solo di facciata, sarebbe il caso di risolvere. Altrimenti domani sarà peggio di ieri. In sostanza il casting di Ibrahimovic sul direttore sportivo, Tare compreso, deve trovare il via libera di Furlani. E oggi parlano lingue diverse. Dal mio punto di vista Tare non è da Milan, l’ultimo Tare alla Lazio ha fatto più danni della grandine. Eppure continuavano a esaltarlo sull’onda di affari concretizzati anni e anni prima (Luis Alberto e Milinkovic-Savic compresi). Ci sono direttori italiani bravi e di spessore. Non si capisce quale sarebbe la motivazione dell’arrivo di Tare, alla luce delle operazioni – alcune disastrose – degli ultimi anni con Lotito".


"Dicono: ma Moncada con Tare resterebbe e tornerebbe a occuparsi di scouting, come se un direttore di banca decidesse di fare un passo indietro e di tornare… cassiere, cose davvero incomprensibili. Sembrano compromessi all’italiana, invece il Milan ha bisogno di altro. E soprattutto che i giochi di potere non portino a una guerra, sarebbe peggio dell’attuale rendimento in campionato. Poi vorrei dire una cosa su Ibra che i suoi amici mediatici, rispettosi e terrorizzati, non hanno il coraggio di comunicargli, preferiscono coccolarlo e venerarlo a prescindere. A cosa penso? Al fatto che Ibrahimovic non sia pronto per fare il dirigente, a maggior ragione dentro il Milan. Se mi chiedessero di raccontare due o tre cose davvero positive da quando ha rilevato il ruolo, non me ne verrebbe in mente una. Quindi, prima dei giochi di potere bisognerebbe capire l’inadeguatezza del grande attaccante di una volta. Che non può diventare dirigente da un minuto all’altro. E si vede". LEGGI ANCHE: Milan, da Conte ad Allegri fino a Conceicao: chi è il tecnico giusto per i rossoneri? >>>