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INTERVISTE

Sacchi: “Milan, non sei una squadra”. E sul nuovo allenatore: “Serve …”

AC Milan Sacchi intervista Gazzetta
Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ha parlato della possibile sostituzione di Sergio Conceicao sulla panchina rossonera: le dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan per quattro stagioni, dal 1987 al 1991 e, successivamente, nel 1997, ha rilasciato un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, le dichiarazioni del 'Profeta di Fusignano' sui rossoneri.

Milan, le parole di Sacchi sul momento del Diavolo

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Sul Milan che ha perso a Bologna: "Questo Milan non è una squadra. Lo dico con dispiacere, perché sapete quanto bene voglia a questa società, ma purtroppo non si può sfuggire all’evidenza. A Bologna c’erano undici giocatori sparpagliati per il campo, senza nulla che li tenesse uniti, senza un gioco, senza un’idea".


Su cosa deve fare il Milan ora: "A questo punto, non resta che una cosa: un’altra rivoluzione. Nella speranza che, in questo caso, venga fatta con saggezza e seguendo le regole auree che stanno alla base della costruzione di una squadra".

Sulle regole da seguire per la rivoluzione: "Tre, non una di più. La prima: serve un club con le idee chiare. La seconda: il club deve scegliere l’allenatore e sostenerlo dal primo all’ultimo giorno. La terza: i giocatori devono essere scelti dall’allenatore, in base al suo credo tattico".

Su Sergio Conceicao: "Sarebbe ingiusto attribuire tutte le responsabilità della situazione attuale al tecnico portoghese, che è arrivato poco dopo Natale. Così come sarebbe stato ingiusto dare tutte le colpe a Paulo Fonseca per i risultati arrivati nella prima parte di stagione. Gli errori, come sempre, vanno divisi, in parti più o meno uguali, tra i dirigenti, l’allenatore e i giocatori".

"Non penso che il Milan veda un futuro con Conceicao"

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Sulla possibile fine dell'esperienza di Conceicao nel Milan: "Non penso che la società veda un futuro con lui, ma questa è la mia impressione. Io, da osservatore esterno e da innamorato del Milan, segnalo alcune cose: in estate i rossoneri volevano un allenatore, Lopetegui, bocciato dai tifosi. Hanno virato su Fonseca. Hanno acquistato cinque giocatori stranieri. Poi hanno mandato via Fonseca, hanno preso Conceiçao e hanno ingaggiato altri cinque calciatori. Il risultato è il medesimo: il Milan non è mai diventato una squadra".

Sul perché il Milan non sia mai diventato una squadra in questa stagione: "Perché per costruire una squadra serve un club che abbia le idee chiare, e queste idee devono essere trasmesse all’allenatore il quale ha il compito di farle recepire ai giocatori. Faccio un esempio: Silvio Berlusconi, quando m’ingaggiò, mi disse che desiderava vincere e convincere attraverso un gioco spettacolare. Io gli spiegai che cosa avevo in mente e lui mi appoggiò in ogni momento. Aveva già acquistato Gullit e van Basten, io gli chiesi tre ragazzi che venivano dal Parma, Mussi, Bianchi e Bortolazzi, uno che aveva fatto molta panchina all’Udinese, Colombo, e volli a tutti i costi Ancelotti, sul quale il Presidente aveva dubbi per i problemi fisici. Gli dissi: 'Lei mi compri Ancelotti e vinceremo lo Scudetto'. Mi accontentò e io fui di parola. E l’anno successivo, prima di comprare Rijkaard, lo mandai a seguire per due settimane da un mio uomo di fiducia. I dirigenti di oggi si comportano in questo modo? Non lo so, ma qualche dubbio mi viene. Per fare una buona squadra servono uomini affidabili. In campo e fuori".

Su chi punterebbe sulla panchina del Milan per la prossima stagione: "Su un maestro: penso a Sarri o a Conte. Mi piace anche Baroni della Lazio, e seguo con attenzione e curiosità la crescita di Fàbregas. L’importante è che venga un allenatore che dia un chiaro stile di gioco". LEGGI ANCHEMilan-Lazio, le parole di Conceicao nella conferenza stampa della vigilia >>>