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Milan-Juventus 2003, la finale di Manchester raccontata da Gigi Buffon

Gianluigi Buffon, ex portiere della Juventus, ha raccontato dal suo punto di vista come ha vissuto la finale di Champions contro il Milan

Enrico Ianuario

Milan-Juventus 2003, la finale di Manchester raccontata da Gigi Buffon (getty images)

Gianluigi Buffon, ex portiere della Juventus e oggi al Parma, è stato intervistato da 'DAZN' in occasione del docufilm 'Stavamo bene insieme', lungometraggio che narra gli anni del Milan 'ancelottiano' fino alla vittoria della Champions League nel 2007. Buffon ha rilasciato delle dichiarazioni in merito alla finale di Manchester nel 2003, partita vinta ai rigori dal Milan contro la Juventus.

Sull'ingresso in campo: "Ero quasi vicino a Paolo perché lui era il capitano e io il portiere e venivo appena dopo il capitano, e dissi: "Ciao Paolino, che bello vederti! Guarda che bella giornata - perché a Manchester c'era un sole bellissimo - e che bellissimo pubblico". Poi c'era la coppa davanti e ho detto: "Speriamo che lei scelga me e non scelga te". E di fatti la sua reazione fu così attraverso la coppa, come per dire: "No, scegli me" e io faccio: "No no, vedrai che arriverai nelle mie mani".

La parata sul colpo di testa di Inzaghi: "Una partita così importante... riuscire a trovare lo spazio per fare una parata di questo tipo è un qualcosa di molto esaltante. Questa parata vale un gol, sì".

Sui rigoristi del Milan: "Se dovessimo andare ai rigori possono tirare Pirlo e Rui Costa, poi una volta sostituiti quei due dico: "E chi c***o tira?" Sinceramente non avevo idea, a parte Shevchenko che si poteva immaginare".

Al momento dei rigori: "Pensavo "Vinciamo! Ne parerò uno o due e vinciamo la coppa. Non avevo messo in preventivo di poter perdere".

Sul rigore di Seedorf: "Battezzai quel tipo di angolo secondo la rincorsa in quel momento di Seedorf e altre piccole cose. Ricordo che calciò bene ma feci una parata impegnativa. Per me era una segnale importante che davo alla squadra".

Sul rigore di Nesta: "C'è un qualcosa, credetemi, di sovrannaturale. Sandro batte il rigore, io lo intuisco e per cui vado sulla palla con la certezza quasi totale di aver parato il rigore. Mentre la palla arriva ha un cambiamento quasi impercettibile, come se si alzasse e allargasse negli ultimi due metri, cosa che su un rigore non capita mai. Io praticamente mi ritrovo con un pugno di mosche in mano e la palla dentro. Quello per me è stato uno shock. Tant'è che poi, anche nel rigore successi di Sheva, chiaramente l'ho fatto perché non potevo scappare, però non ero in una condizione psicologica e mentale di poter mettere il mio 100% anche su quel rigore lì".

Sul rigore decisivo di Sheva: "Era molto teso, come è normale che sia per un rigore così importante, e poi è stato bravissimo perché è un campione e ha meritato di vincere e di fare gol". Milan, le top news di oggi: parla Giroud, RedBird investe anche nel cinema.

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