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Conte: “Non ci sono ancora le condizioni per tornare alla normalità”

Il Premier Giuseppe Conte (credits: GETTY Images)

Le dichiarazioni di Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, il giorno dopo la conferenza stampa sulla fase 2 del coronavirus. Ecco nuove precisazioni

Giacomo Giuffrida

ULTIME NEWS - "Molti cittadini non sono rimasti contenti delle nuove misure. Lo vediamo ed è anche comprensibile, molti volevano tornare alla normalità. Ma non ci sono le condizioni per farlo, ancora. Stiamo attraversando la fase 2, quella della convivenza col virus. Non quella della liberazione dal virus". Parole di Giuseppe Conte, rilasciate ai cronisti all'arrivo del Premier a Milano.

Il Presidente del Consiglio ricorda: "Un solo paziente, il paziente zero, ha portato l’Italia a questa situazione e oggi siamo a 105mila contagiati. Se affrontassimo questa fase 2 senza prudenza e responsabilità, avremmo la conseguenza di comportamenti imprudenti e irresponsabili e la curva epidemiologica sfuggirebbe di mano. Con questo provvedimento, noi manderemo a lavoro 4,5 milioni di lavoratori e lavoratrici che andranno ad aggiungersi a quelli che già lo stavano facendo. Poi il 18 maggio ci sarà un altro blocco, poi altri a giugno".

"Secondo voi sarebbe possibile affrontare la fase 2, dopo i tanti sacrifici fatti, diversamente? Non credo, lo dobbiamo alle famiglie delle persone morte e a tutti i cittadini. Noi non cerchiamo consenso, cerchiamo di fare le cose giuste anche se questo dovesse scontentare tante persone. Le nostre sono decisioni fatte nell’interesse di tutti. Prepariamoci e rispettiamo le misure. Abbiamo introdotto qualche allenamento, ma ancora non possiamo mollare. Dal 4 maggio saranno possibili le attività sportive purché si rispetti la distanza. Stessa cosa per l’attività motoria. Cerchiamo di alleviare anche le sofferenze psicologiche che tutti stiamo provando. Ma non buttiamo a mare tutti i sacrifici, dobbiamo continuare ad agire in modo responsabile".

I dubbi sulle visite ai congiunti, Conte ha risposto così: "È una formula ampia, generica. Poi lo preciseremo. Non significa che si può andare in giro a casa di altri, a fare feste o cose del genere. ".

Sulla riapertura, giustamente bocciata, delle Chiese: "Non vorrei creare rammarico nella Cei e nella chiesa italiana. Ci siamo sentiti col presidente Bassetti, non c’è un atteggiamento materialista o di insensibilità dietro le nostre scelte. Ma anche nella letteratura scientifica, la pratica religiosa è una statistica dei focolai epidemiologici. Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire ai fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche in sicurezza. Intanto c’è stata apertura per le cerimonie funebri, poi con collaborazione definiremo un percorso per garantire, anche nell’interesse dei parroci, la massima sicurezza".

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