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Cesare Maldini, la leggenda: la carriera di un vero rossonero

Cesare Maldini, bandiera del Milan
Un anno fa ci lasciò Cesare Maldini, storico difensore e capitano rossonero, all’età di 84 anni. Ripercorriamo insieme le tappe della sua carriera

Redazione

CESARE MALDINI

Nato a Trieste da genitori sloveni, fu costretto a italianizzare il cognome – da Mladić e Maldini – per via delle leggi fasciste che vietavano nomi e vocaboli stranieri, all’età di 13 anni cominciò a fare gavetta nelle giovanili della Triestina, fino ad esordire in prima squadra all’età di vent’anni, nel 1953. Noi oggi, per omaggiare il suo compleanno, vogliamo ripercorrere la carriera di «Cesarone». Scorri le schede e lascia un commento a fondo pagina.

Stefano Sette

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IL CALCIATORE

Triestina - L’esordio di Maldini senior in Serie A è datato 24 maggio 1953 (36 anni dopo il figlio Paolo vincerà la prima Coppa dei Campioni della sua carriera): il club giuliano era impegnato in trasferta a Palermo, e aveva bisogno di punti per raggiungere la salvezza. L’incontro terminò 0-0 e la domenica successiva, battendo 3-0 la Lazio, ottenne la permanenza in Serie A (a danno di Como e Pro Patria). Nella stagione successiva Nereo Rocco sostituì Mario Perazzolo e il giovane Cesare divenne titolare fisso, indossando la fascia di capitano a soli 22 anni. A fine anno arrivò la nuova salvezza, e in estate Maldini lasciò Trieste alla volta di Milano.

Milan - Arrivò a Milano nell’estate 1954, inizialmente come riserva ma poi, in seguito agli infortuni di Omero di Tognon e Francesco Zagatti, divenne titolare inamovibile (l’esordio ufficiale in rossonero avvenne il 19 settembre proprio contro gli alabardati), giocando inizialmente come terzino e poi centromediano (quando fu ingaggiato Ettore Puricelli tornò al suo ruolo naturale). Si contraddistingueva per l’eleganza e per la tenacia, ad esempio durante la trasferta europea di Madrid nel 1964: giocò tutta la partita nonostante i problemi a una gamba (strappo) per volontà del mister Gipo Viani (lo accusò di vigliaccheria per aver chiesto di essere sostituito nell’intervallo). Con l’arrivo di Nereo Rocco, nel 1961, Cesare ottenne la fascia di capitano e due anni dopo fu il primo italiano ad alzare in cielo la Coppa dei Campioni, dopo la vittoriosa finale di Londra contro il Benfica per 2-1. Al termine del campionato 1965-66, ormai trentaquattrenne, fu ceduto al Torino, con cui giocò un anno (ritrovò in panchina Rocco) prima di intraprendere la carriera di allenatore. Il bilancio del suo palmarès è di 4 Scudetti, 1 Coppa dei Campioni e 1 Coppa Latina (trofeo non ufficiale vinto nel 1956).

Stefano Sette

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L'ALLENATORE

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Milan, atto primo - Ritiratosi nel 1967, Cesare Maldini tornò a Milano e cominciò la gavetta da allenatore, prima come collaboratore tecnico e poi come vice di Nereo Rocco. Per la stagione 1972-73 Rocco diventò direttore tecnico della squadra, mentre Maldini era l’allenatore: l’annata si concluse con i successi in Coppa Italia (ai rigori contro la Juventus) e in Coppa delle Coppe (vinta a Salonicco contro il Leeds United grazie a una rete di Luciano Chiarugi), mentre in campionato arrivò il 2° posto a causa della sconfitta di Verona, perdendo uno Scudetto che sembrava già vinto. Nel febbraio 1974 Rocco lasciò l’incarico di DT e Cesare Maldini divenne il responsabile unico della squadra: tuttavia il rendimento in campionato fu discontinuo, dopo un’altra sconfitta a Verona (6 aprile 1974) gli subentrò il trentacinquenne Giovanni Trapattoni, che concluse la stagione con un 7° posto e la finale di Coppa delle Coppe persa a Rotterdam contro il Magdeburg.

Italia Under 21 - Finita la prima esperienza da allenatore milanista, Maldini allenò Foggia, Ternana e Parma (entrambe in Serie B), prima di diventare un tecnico federale. Nel 1980 fu assunto come vice CT della Nazionale A, incarico che ricoprì per sei anni, affiancando Enzo Bearzot durante le fasi finali del Mondiale spagnolo e di quello messicano. Successivamente gli fu affidata la panchina della Nazionale Under 21 e, da CT degli azzurrini, vinse tre europei di categoria consecutivi (1992, 1994 e 1996) schierando titolari futuri campioni (Toldo, Cannavaro, Totti e Nesta, per citarne alcuni) e anche promesse mancate (come Pierluigi Orlandini e Domenico Morfeo), facendo leva su un gruppo compatto e tenace, il cui punto di forza era essenzialmente la difesa (la filosofia del mister era «prima di tutto non prenderle»). Da segnalare le finali vinte contro il Portogallo di Figo e Rui Costa (decisa al golden goal) e la Spagna di Raul e Morientes (vinta ai rigori grazie anche alle parate di Angelo Pagotto).

Nazionale maggiore - In seguito alle dimissioni di Sacchi (tra il 1° e il 2 dicembre 1996), la FIGC assunse Maldini come CT della Nazionale maggiore. La prima prova fu la sfida di Wembley contro l’Inghilterra (dopo un amichevole contro l’Irlanda del Nord) per le qualificazioni a Francia’98: il match fu vinto grazie al gol di Gianfranco Zola, 24 anni dopo il primo successo siglato Fabio Capello. Nonostante la qualificazione (raggiunta nello spareggio con la Russia) il CT non aveva la fiducia totale del presidente federale, poiché era stato scelto nel momento in cui la FIGC era gestita da un commissario straordinario (un caso simile a quello che accadrà dieci anni dopo con Donadoni), tanto da ipotizzare l’affiancamento di un tutor. Alla fase finale, dopo un esordio in chiaro-scuro contro il Cile (pareggio nei minuti finali grazie a un rigore regalato) arrivarono buone prestazioni che consentirono alla squadra di arrivare fino ai quarti di finale. Tuttavia l’ambiente era continuamente messo in discussione per via della staffetta Del Piero-Baggio, criticando il CT che preferiva schierare titolare lo juventino (reduce da un infortunio). Quella contro la Francia fu sostanzialmente una sfida giocata sulla difensiva, con Pagliuca costretto a fare gli straordinari già nei primi minuti. Si andò ai rigori, e per la terzo mondiale consecutivo, l’Italia uscì dal torneo. L’eliminazione fu anche l’epilogo dell’esperienza di Cesare Maldini come allenatore federale: al suo posto arrivò Dino Zoff e «Cesarone» tornò al Milan come osservatore.

Milan, atto secondo - Maldini fu nominato responsabile degli osservatori rossoneri nel febbraio 1999. Due anni dopo, a causa dell’eliminazione in Champions League contro il Deportivo La Coruña, la società decise di esonerare Zaccheroni e di sostituirlo con l’ex CT (perlomeno fino a fine stagione). L’esordio avvenne il 18 marzo contro il Bari (vinto 4-0). Nelle 12 partite di campionato guadagnò 19 punti (5 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte) e tra i match da ricordare c’è soprattutto il derby dell’11 maggio. Entrambe le squadre, protagoniste di un’annata negativa, dovevano puntare all’obiettivo minimo: vincere la stracittadina. Nei primi venti minuti segnò una doppietta Gianni Comandini (destro rasoterra e di testa), poi nella ripresa arrivarono la doppietta di Shevchenko e i gol di Giunti e Serginho che regalano il successo al Milan. A fine campionato la squadra arriva sesta e si decide di puntare sul turco Fatih Terim: Cesare Maldini ottenne l’incarico di consigliere tecnico del nuovo allenatore, prima di tornare ad allenare una Nazionale.

Stefano Sette

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IL PARAGUAY

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Il 27 dicembre 2001 Maldini diventa nuovo CT del Paraguay, in vista del Mondiale nippo-coreano di giugno, scegliendosi come vice Giuseppe Dossena. La squadra, inserita nel Gruppo B insieme a Spagna, Slovenia e Sudafrica, passò il primo turno per via del maggior numero di gol segnati a parità di differenza reti (6 reti segnate contro le 5 africane), ma negli ottavi di finale uscì sconfitta dalla Germania per via di una rete di Oliver Neuville all’88°. L’uscita dal Mondiale coincise con le dimissioni di Maldini, che rientrò in Italia terminando la sua carriera di allenatore.

Stefano Sette

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