Il mensile rossonero "Forza Milan!" ha intervistato il tecnico milanista Sinisa Mihajlovic che ha descritto i suoi primi mesi a Milanello e del rapporto con i giocatori.
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MIHAJLOVIC a FORZA MILAN!: “La squadra ha una sua identità e io con lo stress mi esalto”
L'ATTUALITA' ROSSONERA - "Penso che il Milan sia la squadra con i margini di miglioramento più ampi tra le grandi e credo che con il lavoro e il recupero degli infortunati abbiamo trovato la continuità nei risultati. Abbiamo avuto un avvio complicato, poi ci siamo sistemati e la squadra ora ha una sua identità. Abbiamo capito che se giochiamo come sappiamo, possiamo vincere contro tutti, ma una cosa fondamentale è non sbagliare atteggiamento. Guai a entrare sottovalutando l’avversario. Se miglioriamo la mentalità ci possiamo divertire, naturalmente anche attraverso il lavoro e il recupero degli infortunati".
COS'E' CAMBIATO - "Quando sono arrivato a Milanello, all’inizio i ragazzi hanno trovato un po’ di difficoltà perché i miei allenamenti sono sempre molto intensi e si cerca di arrivare con la soglia della potenza come se fosse una partita, dunque ci sono meno pausa tre un esercizio e l’altro. Ora si sono abituati e devo dire che non mi è mai successo di dover allontanare qualcuno perché non si allenava bene. Questo fa loro onore ed è una cosa positiva perché i ragazzi sono sempre stati uniti, disponibili e professionali, aspetti fondamentali senza i quali non si può andare avanti".
IL RAPPORTO ALLENATORE-CALCIATORE - "Il calcio si evolve e nessuno s’inventa l’acqua calda: tutti sappiamo allenare, la cosa fondamentale è come entrare nella testa dei giocatori. Bisogna trovare la medicina giusta per far sì che raggiungano la condizione migliore, poi si può andare sulla tecnica e sugli schemi, ma prima viene la gestione del gruppo. Bisogna instaurare un rapporto di amicizia e di rispetto, facendo però sempre capire chi è l’allenatore e chi il calciatore. Puoi anche passare come amico dando un consiglio importante, perché quando i giocatori vanno in campo lo fanno per te, però questo non significa che non devi arrabbiarti. Io torno sempre con la squadra, una cosa che faceva anche Boskov. Mi sembra giusto perché non voglio che nessuno dopo la gara rimanga da qualche parte. Se io pretendo dai miei giocatori che tornino a casa, devo essere il primo a dare l’esempio".
STRESS? MI PIACE - "Mi piace ascoltare e discutere con tutti, però alla fine sono sempre io che decido perché preferisco sbagliare con la mia testa. Se sono convinto di una cosa non cambio idea, poi posso sbagliare e lo capisco, ma prima è difficile che cambi opinione. Cosa mi rilassa? Quando sono in campo e alleno. Sembro masochista, ma più la cosa è complicata e stressante e più mi piace: per questo ho lasciato la Nazionale, perché mi mancavano la quotidianità e lo stress. Qui invece non è mai patto, ma mi sta bene così".
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