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Suso: “Gattuso è perfetto per noi. Futuro? Voglio rimanere al Milan”

Jesus Suso, esterno offensivo del Milan (credits: GETTY Images)

Jesus Suso, attaccante del Milan, ha rilasciato una lunga intervista alla "Gazzetta dello Sport" in cui ha parlato della più stretta attualità rossonera

Salvatore Cantone

Jesus Suso, calciatore del Milan, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport: "Condizione fisica? Stavo male prima di Natale. Ora va meglio e non sento fastidio. Non sono al cento per cento ma ho alle spalle un mese di lavoro in più. Riesco a giocare, più o meno bene".

Lo stato di forma ha inciso sugli ultimi giudizi. Perché non l’ha ammesso subito?

"Qua escono le cose che interessano, altre no. Gattuso lo sapeva, i compagni anche, e questo mi basta. Se ho fatto uno sforzo è stato per loro"

Ora potrà contribuire al meglio alla corsa alla Champions che vi vede impegnati. Cosa ha il Milan più delle altre?

"Il nostro gioco è meno bello ma ora siamo una squadra più compatta e competitiva. Contro le grandi serve questo. Oggi conta non prenderle, poi con la qualità che abbiamo un gol si trova".

Il quarto posto è un’ossessione?

"Non deve diventarlo. Se pensiamo che sia una necessità, un obbligo, aumenta anche la pressione. Dobbiamo avere costanza specie negli ultimi tre mesi di campionato. Anche perché tra le avversarie la Roma è forte e si sa, Atalanta e Lazio invece sono meno vistose ma dure da battere. Una volta in Champions il Milan sa trasformarsi perché è lì che per la sua storia deve stare".

E’ l’uomo delle promesse: ne fece una prima di un derby e un’altra prima della finale di Coppa Italia. Pur di conquistare la Champions cosa farà?

"Dissi che con una doppietta all’Inter sarei tornato a casa a piedi, e loro pareggiarono nel recupero. L’ho rifatto prima della finale contro la Juve ed è finita 4 a 0 per loro. Meglio che me ne stia zitto".

Niente nemmeno per arrivare prima dell’Inter?

"L’obiettivo è entrare nelle prime quattro. E il derby è sempre una partita speciale. Ma qui arrivare prima o dopo cambia poco".

Champions e Coppa Italia, è possibile?

"Doppietta possibilissima".

I momenti di tempesta si possono considerare superati?

"Il momento è buono. E’ diverso da quando intorno a noi cambiava tutto e in poco tempo abbiamo avuto tre proprietà differenti. Se non riesci a trovare stabilità per forza di cose ne risenti. Ci saranno stati anche altri motivi ma di sicuro questa è stata una delle ragioni per cui non ci siamo ancora presi la Champions".

Quanti sono invece i meriti che vanno riconosciuti a Gattuso?

"Lui è perfetto, è l’allenatore giusto al momento giusto nel posto giusto. Per noi è un punto fermo. A me personalmente ha dato tanto e penso di avergli dato tanto anche io. In mezzo alle difficoltà è riuscito a mantenere una squadra all’altezza e un gruppo compatto. Anche alla Juve se togli quattro titolari ne risente, noi in mezzo a mille infortuni siamo rimasti lì".

In più sono arrivati Paquetà e Piatek. Sorpreso dal loro inserimento?

"Sono due grandi giocatori che potranno dare tanto. Ma ho visto anche tanti altri fare benissimo nei primi mesi e dopo no. Andiamoci piano perché sento già troppi paragoni con chi ha vinto Palloni d’oro. Anche Kalinic all’inizio aveva fatto tutti felici, poi ha avuto difficoltà ed è stato criticato. Non è giusto proprio per loro, perché se poi sbagliano due partite si dirà subito il contrario. Vale per tutti: ora le cose vanno bene ma se ne perdiamo due torniamo a essere disastrosi. Piatek poi è uno simpatico e Paquetà sta prendendo lezioni di italiano per impararlo il più in fretta possibile".

Anche a Higuain non è andata meglio: dopo l’entusiasmo iniziale è stato un mezzo flop. Si aspettava di più da lui?

"Lo considero uno degli attaccanti più forti al mondo. Se non pensava di essere più felice qui e di esserlo a Londra ha fatto bene ad andare. E per me ha fatto bene anche da noi. Paradossalmente ha aiutato Cutrone, a cui ha tolto minuti ma insegnato altro. Per tutti è stato un buon compagno".

Commentando una foto del Pipita sui social gli ha dato del «grasso»…

"Non lo è mai stato, giuro. Ma in quella foto aveva un paio di pantaloncini stretti e ci ho scherzato su. Sono cominciati ad arrivarmi 500 messaggi, compreso il suo: “Guarda che questa storia sta uscendo ovunque”. I pantaloncini restano belli, gli ho chiesto se me li inviava e ora li aspetto".

Così è cambiato anche il vostro modo di giocare?

"Piatek cerca molto la profondità. Se invece giocherà Cutrone sarò lo stesso tranquillo: lui è speciale, so esattamente dov’è in ogni momento della partita".

Piatek è arrivato da Genova, a Genova Paquetà ha fatto vedere i primi numeri e anche Suso è passato da lì per tornare al Milan da protagonista. E’ una tappa portafortuna?

"Sono tornato perché lo desideravo troppo. Altri al mio posto avrebbero potuto dire “non torno, me ne vado, non si sono comportati bene”. Ma io, fin dal primo giorno, ho sempre voluto il Milan e il prestito al Genoa è stato un modo per mettermi in mostra e tornare. Ho accettato perché venivo da un momento difficile, il più difficile da quando sono in Italia: mi ero operato all’adduttore e con Inzaghi giocavo poco. Poi è arrivato Mihajlovic che non mi ha concesso nemmeno un’opportunità. Anzi una sì: a Empoli e mi tolse dopo poco più di un tempo. Montella mi ha ridato fiducia e oggi eccomi qui".

Il giro si conclude di nuovo con Gattuso. Lui cosa le ha aggiunto?

"Il rapporto umano è la nostra cosa più bella. Se lui ha un problema ne parliamo, se ce l’ho io vado da lui. Urla tanto ma perché è così. E’ una persona con cui ci si può confrontare: in una delle ultime partite gli ho detto: “Mister, io e Calhanoglu stiamo facendo i terzini”. Ma ho capito che anche questa è una strategia: tutti dobbiamo aiutare in difesa, i gol poi arrivano".

A Roma poteva arrivare su rigore: il contatto con Kolarov doveva essere fischiato?

"La tecnologia offre un aiuto importantissimo. Ma certi episodi vanno rivisti: a velocità di gioco nemmeno io mi sono accorto se era rigore o meno, non potevo conoscere le intenzioni del mio avversario. Certo mi sembrava rigore, ma non ne avevo la certezza. L’ho rivisto in televisione e l’ho avuta. Anche l’arbitro doveva andare a rivedere. E lo stesso può servire nella gestione dei cartellini: a Pellegrini non è stato dato il secondo giallo dopo un fallo più grave di quello che aveva fatto ammonire Kessie".

Il suo futuro è legato al rinnovo del contratto e a una clausola rescissoria di quaranta milioni di euro. Si sente comunque al sicuro?

"Io qui sono felice come lo è la mia famiglia ed è qui che voglio rimanere. Ho anche rifiutato tante proposte in estate pur di restare. Son passate proprietà, allenatori, giocatori bravissimi e io sono sempre qui. Stiamo parlando serenamente del prolungamento e lo faremo ancora".

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