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“Calhanoglu non ha tradito il Milan. Via perché …”: il racconto di Mirabelli

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Massimiliano Mirabelli portò Hakan Calhanoglu al Milan nel 2017. Il turco oggi fa le fortune dell'Inter. L'ex DS fa un'importante rivelazione
Daniele Triolo Redattore 

Massimiliano Mirabelli, in qualità di responsabile scout dell'Inter, scoprì Hakan Calhanoglu in Germania nel 2015 e due anni dopo, nell'estate 2017, lo portò al Milan quando divenne direttore sportivo del club rossonero sotto la gestione cinese. Oggi Mirabelli è tornato a parlare del centrocampista turco, classe 1994, il quale - come noto - dopo quattro anni in rossonero, si è trasferito all'Inter a parametro zero nel 2021. E sta facendo le fortune dei nerazzurri. Queste le parole di Mirabelli.

Calhanoglu-Milan, Mirabelli ne ha parlato così a 'Tuttosport'

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Sul primo approccio per Calhanoglu: «La gente mi prese quasi per pazzo. In Germania lo conoscevano tutti. Qui si diceva: “Calhanoglu chi?”. Poi, quando le persone leggevano che fosse fermo da otto mesi - a causa di una squalifica per aver firmato un doppio contratto - iniziarono a criticare il suo arrivo. Molti non erano contenti. Provi a immaginare, cosa volesse dire per me, presentarsi al Milan portando questo tipo di profilo. Oggi è troppo facile parlare di Calha. Ai tempi si fidi, non era così».


Sugli aneddoti su Calhanoglu: «Ci ho creduto veramente. Marco Fassone mi diede grande forza, dicendomi: “Massimo, se pensi sia forte, prendiamolo, non mi interessa del resto”. Non fu semplice portare in quella situazione, in un club importante come il Milan, quel Calhanoglu. Era davvero fuori dai radar, diciamo così. Pensi che quando Vincenzo Montella venne esonerato dal Milan, si lamentò di averlo trovato nello spogliatoio. O meglio, che non fosse un calciatore scelto da lui, ma da me».

Su cosa l'aveva colpito di Calhanoglu al Bayer Leverkusen: «Era già allora un calciatore straordinario, che oggi conferma tutto quello che pensavo di lui. Io anni fa, ai suoi allenatori al Milan, dicevo che sarebbe stato un grande play. In Germania giocava esterno a sinistra, largo a destra, ma pure centrale nel 4-4-2. Oltre ad avere qualità fisiche e tecniche importanti, dove lo mettevi ti sfoderava una grande prestazione. Cioè, quasi ti sfidava a scoprire quale fosse il ruolo, dove potesse esprimersi meglio».

Sulle qualità di Calhanoglu: «Tatticamente intelligente, un piede come il suo lo hanno in pochi al mondo. Non gli manca nemmeno la corsa. Oggi è il miglior play al mondo. E avevo ragione quando ne parlavo in questi termini con Montella e Gennaro Gattuso».

Sul perché non lo portò prima all'Inter: «Serviva un po’ di coraggio per prendere Calhanoglu dopo che era rimasto fermo otto mesi. Io ero certo di quello che avevo visto e per questo fui ben contento di portarlo al Milan. Piero Ausilio comunque lo conosceva bene. E poi è stato bravo a prenderlo a zero».

Sul perché non l'aveva acquistato per l'Inter prima di andare al Milan: «Si poteva prendere, è vero. Di fatto lo monitorammo per un paio d’anni. Però sa, ci sono delle dinamiche di mercato che ti portano a scegliere questo o quel calciatore. Ma non diamo a Piero colpe che non ha (ride, n.d.r.). Non è un caso che successivamente abbia puntato su di lui».

Sugli anni importanti di Calhanoglu nel Milan: «Il suo procuratore sottolineò come il ragazzo avrebbe gradito la 10. Gli promisi quella casacca solo se avesse fatto un lavoro importante a casa, dato che lo incontrammo prima del suo trasferimento a Milano. Lui era affascinato di poter indossare quel numero, tanto da avere il 10 anche tatuato sulla pelle».

Su Calhanoglu che, oggi, è tra i migliori al mondo: «In rossonero ha fatto tanto, tanto, tanto bene. Oggi ha ritrovato una collocazione tattica, in un sistema di gioco più congeniale. Al Milan ha ricoperto tanti ruoli e fu protagonista».

Sui rapporti tra lui e Calhanoglu: «Lo sento ancora affettuosamente. Mi chiama "father", papà, visto che sono stato importante per la sua carriera, il suo padre calcistico. Non l’avessi portato al Milan, avrebbe forse rischiato di perdersi».

Sui tifosi del Milan che, oggi, non vedono di buon occhio Calhanoglu: «Quando un giocatore passa da una sponda all’altra è normale che ci siano certi tipi di reazione. I rossoneri sanno di aver perso un giocatore importantissimo, che oggi fa benissimo all’Inter. E questo ovviamente non può far piacere in casa Milan».

Su Calhanoglu andato all'Inter per soli 500mila euro in più di stipendio: «La verità è un’altra. Cioè che qualcuno voleva cancellare il lavoro che era stato fatto. Il Milan doveva lottare per tenerlo, non lasciarlo andare via gratis come successo poi anche con Gianluigi Donnarumma e Franck Kessié. I tifosi al Milan lo ammiravano. Oggi pensano che abbia tradito i rossoneri, ma non è così. È il Milan che non ha voluto trattenere Calhanoglu, non Calhanoglu che se n’è voluto andare via dal Milan».

Sulla classifica diversa tra Milan e Inter se Calhanoglu fosse ancora rossonero: «Lui è uno che fa la differenza. Quei punti di distacco che ci sono adesso tra Inter e Milan, forse sarebbero stati ribaltati se Calha fosse rimasto. I rossoneri devono mordersi le mani per quanto accaduto».

Su cosa vuole dire oggi a Calhanoglu nel giorno del suo 30esimo compleanno: «Tanti auguri Hakan. Anzi, tanti auguri “My son”, figlio mio. Continua così». LEGGI ANCHE: Pellegatti chiama, il Milan risponde? 30 milioni per questo colpo di calciomercato >>>

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