In panchina in quella Roma c’era Spalletti, ora nuovo allenatore della Juventus: “Fu lui a volermi. Ricordo un paio di chiamate già prima che decidessi di accettare. È stato un grande, mi ha insegnato a curare la parte tattica. A volte era davvero maniacale, ripetevamo la stessa cosa fino all’infinito… però poi in partita succedeva esattamente quello che ci aveva detto in settimana. È un maestro nel leggere le gare”.
Su Mexes: “Sì… diciamo che quell’estate mi ha marcato stretto, fino al momento della firma. Io volevo lasciare il Barcellona e cercavo nuovi stimoli, lui mi ha aiutato ad ambientarmi. Tempo qualche mese e già conoscevo tutto della città”.
Sul suo addio alla Roma e le motivazioni: “Ecco, tante cose sono state interpretate male. All’inizio ero abituato diversamente, ma ho imparato presto e mi sono messo a disposizione. Poi avevo 32 anni e non ero più un ragazzino, ma non è certo per questo che scelsi di andare via a fine anno. Tante ragioni insieme, non solo una. Tra queste anche il voler giocare di più”.
Su cosa si porta dietro dall'esperienza con i giallorossi: “L’affetto dei tifosi, una curva così è qualcosa di unico. Ricordo al mio arrivo, una folla incredibile all’aeroporto. Anche quando abbiamo vinto la Coppa Italia è stato bello”.
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