Un gesto tecnico voluto (senti il video qui sotto) che oggi si rivede di rado, e quasi mai con questa intensità emotiva.
Il Milan che non aveva paura di essere bello
—Quel gol non è solo Shevchenko. È il simbolo di un Milan che allora viveva di coraggio, di intuizioni, di talento. Un Milan che non accettava di essere ordinario, anche contro un gigante come Buffon. Sheva non segnava: creava arte. E quel gol è uno dei motivi per cui il suo nome, ancora oggi, scalda i cuori rossoneri. Un pallonetto che non era un semplice colpo: era la dimostrazione che il Milan poteva vincere anche attraverso la bellezza. Perché quel ricordo non svanisce mai.
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Rivederlo oggi, dopo tanti anni, provoca la stessa sensazione di allora: un brivido lungo la schiena, la certezza che ci siano gol destinati a vivere per sempre. Non importa quanti trofei si vincano, quanti campioni passino o quanti anni trascorrano: ci sono istanti che non diventano mai vecchi. E quel pallonetto di Shevchenko a Buffon è uno di quelli. Un frammento di poesia in un calcio che spesso corre troppo per accorgersi dell’arte. Un momento che continua a unirci, a ricordarci perché il Milan non è una squadra: è un sentimento. (di Francesco Fredianelli)
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