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La crisi di Gimenez, la pecora nera del buon momento del Milan

Redazione
La crisi di Santiago Gimenez tra infortuni e difficoltà tecnico-tattiche. Riuscirà a riprendersi il messicano?

La stagione 2025/26 si sta sviluppando con un duello a distanza per la vetta della Serie A tra Milan e Napoli, entrambe ai vertici della classifica e protagoniste di un campionato avvincente, come d’altronde testimoniano al momento anche le ultime quote per le scommesse sportive online sui principali portali del settore. Nel mondo rossonero, in questo contesto di equilibrio e di competizione accesa, la crisi personale di Santiago Gimenez – centravanti messicano arrivato a Milano con grandi ambizioni – emerge come uno dei temi più discussi tra tifosi e addetti ai lavori. 

Ciò che a Rotterdam era un attaccante letale e continuo nel rendimento si è trasformato, con il trasferimento in rossonero, in una presenza spesso impalpabile e sotto tono. Le ragioni sono molteplici e vanno analizzate sia sul piano tattico che tecnico, partendo da ciò che fece di Gimenez un protagonista in Eredivisie e perché finora il Milan non stia beneficiando appieno delle sue qualità. Senza tralasciare, ovviamente, il trascinarsi del problema fisico che lo indurrà a operarsi alla caviglia destra. Un problema forse inizialmente sottovalutato e mascherato, ma che oggi lo costringerà ai box per qualche mese. 

Dal Feyenoord al Milan: un salto di contesto

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Al Feyenoord, Gimenez si affermò come uno degli attaccanti più prolifici dell’Eredivisie: il suo istinto per la rete, il posizionamento intelligente e la capacità di sfruttare anche mezze occasioni lo resero una delle armi offensive più temute dai difensori olandesi. Il suo gioco, basato su movimenti profondi, rapido scatto sul filo del fuorigioco e un buon equilibrio tra potenza e tecnica, gli permise di segnare con regolarità e contribuire in modo incisivo alla fase offensiva della squadra. Questo profilo calzava con il sistema tattico adottato in Olanda: il Feyenoord privilegiava un attacco fluido, con molto spazio tra le linee e compagni capaci di fornire palloni tra le linee o sull’esterno, consentendo a Gimenez di sfruttare le sue doti di finalizzatore.

Il Milan e la Serie A: un ambiente diverso

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Nel calcio italiano la fase difensiva è storicamente più tattica, organizzata e fisicamente intensa. Le difese tendono a chiudere gli spazi stretti e a pressare in modo più disciplinato rispetto alla maggior parte dei club olandesi. In questo contesto, un attaccante come Gimenez, che basa gran parte della sua efficacia sulla profondità, sugli spazi e sulla velocità di esecuzione, può trovarsi meno agevolato.


Al Milan, poi, il sistema di Massimiliano Allegri richiede al centravanti non solo di finalizzare, ma anche di partecipare alla manovra, proteggere palla e collaborare per aprire varchi per i compagni. Questa è una differenza sostanziale rispetto al ruolo più “poacher” che aveva in Olanda: Gimenez è spesso chiamato ad abbassarsi per ricevere palla o ad accompagnare la manovra, e quando lo fa tende a essere meno incisivo nel finalizzare o nel creare per gli altri. La combinazione di queste richieste tattiche con la intensità difensiva della Serie A sta mettendo in luce alcune lacune: secondo le analisi, Gimenez gioca pochi palloni rispetto ai colleghi e tende a ricevere meno in zone pericolose, finendo così per essere meno coinvolto nello sviluppo offensivo dei rossoneri.

Numeri alla mano: il gelo sotto porta

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Il dato più eclatante è quello relativo alle reti: dopo diverse giornate di campionato, Gimenez resta ancora a zero gol in Serie A, un fattore sorprendente per un centravanti arrivato per dare continuità alla produzione offensiva del Milan. In alcune partite, pur partecipando con impegno fisico alla fase offensiva, le situazioni create per segnare sono state poche o mal sfruttate.

La propensione a essere presente nel momento giusto dentro l’area, che lo aveva caratterizzato con la maglia del Feyenoord, sembra attenuata sotto la pressione e il ritmo della Serie A, dove le linee difensive restano più compatte e difficili da superare primi dell’ultimo passaggio. Qui entra in gioco anche un elemento psicologico: la mancanza di gol può influenzare la fiducia di un giocatore, che a sua volta ne limita la lucidità nelle scelte sotto porta.

L’ambiente Milan e le dinamiche di squadra

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Un altro aspetto da considerare è l’ambiente complessivo che circonda il club: sebbene il Milan sia secondo in classifica, la squadra ha vissuto momenti in cui la costruzione del gioco non sempre è risultata fluida, con frequenti cambi di interpreti e un processo di amalgama ancora evidentemente in corso. In una rosa in cui anche altri elementi offensivi come Christopher Nkunku stanno faticando, la pressione si amplifica e può rendere più difficile per un nuovo arrivato integrarsi completamente nel progetto tecnico.

Inoltre, episodi di infortuni e assenze intermittenti hanno complicato il percorso di adattamento di Gimenez: la perdita di continuità di gioco ha impedito al messicano di trovare ritmo e incisività, mentre i difensori avversari in Serie A spesso approfittano di qualsiasi esitazione per limitare il suo impatto.

L’aspetto tattico: il ruolo del partner d’attacco

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Un altro elemento cruciale è il tipo di compagni di reparto con cui Gimenez deve lavorare. Al Feyenoord, la presenza di esterni rapidi e di centrocampisti che cercavano costantemente la profondità lo favorivano: riceveva palloni in corsa e poteva sfruttare le sue accelerazioni. Al Milan, combinare con ruoli più statici o con compagni meno orientati alla verticalizzazione lo costringe spesso a muoversi in spazi ridotti, dove la sua abilità di rifinitura è meno evidente.

Crisi o adattamento?

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La crisi di Santiago Gimenez al Milan può essere letta come il frutto di una combinazione di fattori: la transizione da un calcio più aperto e offensivo come quello olandese a uno più tattico e difensivo come la Serie A; la necessità di adattarsi ai compiti richiesti dal sistema di Allegri; e la mancanza di continuità per via di infortuni e rotazioni di formazione.

Resta certo che, se sotto il profilo tecnico il potenziale del messicano sia indubbio, nel contesto attuale del Milan servirebbe un percorso di integrazione più mirato per riportare alla luce quelle doti di finalizzazione che lo resero protagonista in Europa. Se riuscirà a farlo, il suo ruolo nella corsa scudetto potrà ancora essere determinante; in caso contrario, il club potrebbe dover riconsiderare la propria strategia offensiva già nella sessione di mercato di gennaio.