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RASSEGNA STAMPA

Ravelli critica: “Sugli stadi peggio di noi solo il Barcellona”

Alessia Scataglini
Alessia Scataglini
La giornalista della Gazzetta dello Sport, Arianna Ravelli, è tornata a parlare di uno dei temi più caldi: San Siro

La giornalista della Gazzetta dello Sport, Arianna Ravelli, è tornata a parlare di uno dei temi più caldi che riguardano il nostro calcio: quello legato agli stadi, con particolare attenzione verso San Siro. Ecco di seguito le sue parole.

Raveli: "Quello dell’Italia è un gap di visione che penalizza la capacità dei nostri club"

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"Gli unici che stanno facendo peggio di noi, in tema di stadi, sono quelli del Barcellona. Ancora non si sa dove il Barça intenda giocare le altre partite in casa, se potrà tornare al Camp Nou (che deve essere ristrutturato, ma il ritorno al momento è di nuovo rinviato), se riuscirà a usare di nuovo l’impianto del Montjuic (che però ospita altri eventi) o se davvero correrà il rischio di dover usare ancora il minuscolo Johan Cruijff, situato accanto al campo di allenamento, dove si giocherà il debutto in casa davanti a sole 6mila persone. Ma la storia di Atene che piange e Sparta non ride non è molto consolatoria.

E per il resto i quasi 20 miliardi investiti in Europa nel decennio 2010-2020 per dotare i Paesi di 153 nuovi impianti, di cui solo l’1% investito in Italia, ci raccontano di un’urgenza per l’Italia non più differibile. E gli esempi che ci vengono raccontati sono ben diversi. Prendiamo il Manchester United: il governo inglese ha subito riconosciuto il valore del nuovo progetto, che creerà più di 90mila posti di lavoro e genererà 8 miliardi di euro l’anno all’economia britannica. E i tifosi, piuttosto che ammodernare la struttura già esistente, hanno dato un segnale forte scegliendo di abbattere uno stadio iconico come Old Trafford. Torniamo in Spagna, al nuovo Santiago Bernabeu: si cita spesso la sua ristrutturazione (anche per promuovere quella di San Siro), che con un nuovo avveniristico stadio (costato, va detto, tre volte di più del previsto) ha dato un ulteriore impulso alla crescita dei ricavi del Real (primo club calcistico della storia a superare il miliardo di euro di fatturato nell’esercizio 2023-24, risultato poi bissato), ma le circostanze erano totalmente diverse: la ristrutturazione è avvenuta durante il Covid, quindi senza spettatori, e grazie alla possibilità del Real di poter continuare a giocare allo stadio Di Stefano, il campo principale di Valdebebas: un centro all’avanguardia che ha permesso – con alcune integrazioni come il Var – di soddisfare i requisiti di Liga e Champions.

"Insomma, circostanze molto particolari, non replicabili a Milano. Solo Juventus, Udinese, Atalanta e Sassuolo hanno a oggi uno stadio di proprietà. Se Roma è alle prese con un progetto che pare, lentamente, fare qualche passo avanti, adesso è Milano che è in un momento cruciale per il progetto del nuovo San Siro. Serve coraggio, a tutti i livelli, se vogliamo smettere di lamentarci dei nostri ritardi e cominciare a fare qualcosa. Le resistenze per l’abbattimento (comprensibili) di uno stadio iconico si sono via via indebolite di fronte all’impossibilità di ristrutturare e continuare a far giocare due squadre in un cantiere. Dopo i tentennamenti degli anni passati, il sindaco Sala porterà in giunta la prossima settimana un testo che prevede l’acquisto dell’impianto da parte di Inter e Milan. In consiglio comunale andrà probabilmente il 25 settembre.


Ci sono, naturalmente, le preoccupazioni per l’inchiesta sull’urbanistica che gravano sulle teste di tutti i protagonisti: le due cose non sono legate in alcun modo al momento, ma l’incubo di un iter infinito nei tribunali è normale che spaventi chi deve investire cifre elevate. È questa però un’occasione imperdibile: la risposta non può essere il "blocchiamo tutto" che va di moda in Francia, ma il fare le cose per bene. Quello dell’Italia è un gap di visione che penalizza la capacità dei nostri club di competere ad armi pari con gli altri in Europa, ma frena tutto il sistema calcio nel suo complesso (sistema che, va ricordato, per ogni euro di contributo pubblico ricevuto ne restituisce al Paese ben 19,7, fonte Figc, bilancio integrato 2023)."