"Sì perché una stanza di comando funzionante, una gerarchia di controllo, al Milan c'era eccome. E con Paolo Maldini e Ricky Massara i rossoneri avevano intrapreso un percorso che prima aveva rimesso a posto i conti, e al tempo stesso portato risultati sul campo. Lo Scudetto e un'insperata semifinale di Champions nella stagione successiva. Maldini e Massara avevano insomma ottenuto risultati di tutto rispetto; ma soprattutto avevano un ambizioso piano specifico. La loro colpa? Chiedere investimenti, provare a ottenere uno sforzo in più dalla proprietà".
"Nasce qui l'inizio della fine. Perché in quel momento, due anni fa, l'ad Furlani convince evidentemente la proprietà che il problema è proprio in Maldini e le sue ambizioni. La società ringrazia e saluta la sua leggenda con due righe - due - sul proprio sito, e da lì comincia il travagliato viaggio che ci porta fino a oggi. Un percorso di scelte semi-fallimentari, in cui spiccano in primis gli ibridi e i cortocircuiti a livello societario - Ibrahimovic su tutti - e a cui sono susseguite le scelte di giocatori e allenatori, i cui risultati parlano da soli".
"E così, due anni dopo, l'ad Furlani si accorge che di un vero ds evidentemente al Milan ce n'è ancora bisogno. E convince la proprietà Cardinale che uno come Tare, giustamente, fa al caso loro. Tutto fila. Se non fosse che in una 'normale' catena di controllo, a questo punto, alla proprietà verrebbe qualche legittimo dubbio sulla bontà delle scelte precedenti del proprio amministratore delegato. Al Milan, però, non è successo".
"È questo il quadro del Milan. Spietato, nella sua confusione e nei suoi controsensi. In una realtà dei fatti che ci racconta di una piazza che, da quel comunicato a Maldini in poi, non ne ha più azzeccata una, né dentro né fuori dal campo; e cui ora si affida a Igli Tare, eccellente direttore sportivo con la Lazio di Lotito, a cui viene chiesto di provare a rimettere un po' d'ordine se non altro a livello sportivo. E dunque buona fortuna al nuovo arrivato. La sensazione, sgarbugliando la matassa, è che ne avrà proprio bisogno". LEGGI ANCHE: Milan, Theo Hernández: è davvero il momento di dirsi addio? >>>
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.pianetamilan.it/assets/uploads/202512/eec494e46b6935697ebe503ae98b13f4-scaled.jpeg)