Sulla Supercoppa Italiana giocata all'estero che, all'epoca, faceva un po' strano: «Effettivamente. Anche se già si aveva la sensazione che il calcio italiano dovesse aprirsi all’estero. E non parlo solo del guadagno economico dell’evento, ma anche del ritorno di immagine che ne consegue. Poi è chiaro che ci sono delle controindicazioni: la principale è che i tifosi italiani non si possono godere dal vivo la finale».
Simone sui ricordi di quel Milan-Torino 1-0 a Washington: «Mi colpì l’entusiasmo della gente. Il Milan, quel Milan di Silvio Berlusconi, era un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo, non solo in Italia. E poi giocammo in uno stadio mitico, il 'Robert Fitzgerald Kennedy', allora casa dei Washington Redskins di football americano. Per me, che ho sempre amato l’estero e viaggiare, fu una grande esperienza, al di là dell’aver vinto e segnato il gol decisivo. Forse per altri calciatori oggi lo è meno …».
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