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INTERVISTE

Sacchi: “Lotta Scudetto, per il Milan è un vantaggio non giocare le coppe. Allegri potrà …”

Sacchi: 'Lotta Scudetto, per il Milan è un vantaggio non giocare le coppe. Allegri potrà ...'
Arrigo Sacchi, ex allenatore dei rossoneri ed ex Commissario Tecnico della Nazionale Italiana, ha parlato, in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' di oggi, della lotta Scudetto tra Inter, Milan, Napoli, Roma e Juventus: ecco le sue dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Arrigo Sacchi ha parlato, in un'intervista in esclusiva a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola, della lotta Scudetto tra Inter (36 punti), Milan (35), Napoli (34), Roma (33) e Juventus (32). Ecco, dunque, le dichiarazioni del 'Profeta di Fusignano'.

Il Milan è l'unica squadra di vertice senza le coppe europee: quanto inciderà nella corsa allo Scudetto? «Non partecipare alle coppe è un grande vantaggio per il Milan. Avere una sola competizione alla quale pensare è determinante, soprattutto in primavera quando le energie fisiche cominciano a calare. Il mio Milan, quando faceva una grande prestazione in Coppa dei Campioni, non riusciva a ripetersi la domenica successiva in campionato. E lo sapete perché? L’essere umano non può pensare a più di una cosa per volta, quindi è logico che, se hai in testa la Champions League, inevitabilmente cala la concentrazione sulla Serie A. Il Milan deve essere bravo a sfruttare questo vantaggio, anche perché avendo meno impegni avrà anche meno possibilità di infortuni. Inoltre Massimiliano Allegri potrà allenare la squadra per un’intera settimana, cercando di trasmettere i suoi principi di gioco e valutando con attenzione le condizioni, sia atletiche sia psicologiche, di tutti i suoi ragazzi. Chi fa la Champions, in quella settimana lì, tra viaggi, rifiniture e partita, non si allena mai. E l’allenamento, se vuoi arrivare lontano, è determinante, specialmente in una volata lunga e impegnativa come quella per lo Scudetto».


Tre vittorie consecutive: la Juventus di Luciano Spalletti è tornata in corsa per lo Scudetto? «La Juve ha fatto un bel balzo in avanti e va tenuta in seria considerazione. La classifica dice che è rientrata a tutti gli effetti tra le pretendenti al titolo e con l’arrivo di Spalletti ha certamente compiuto notevoli miglioramenti. D’altronde Luciano, lasciamo perdere l’esperienza in Nazionale, è uno che sa dove e come mettere le mani. Lo dimostra lo straordinario Scudetto vinto a Napoli. Adesso si tratta di dare un gioco armonioso ai bianconeri, di far diventare questo gruppo una vera squadra. Alcuni principi che sono caratteristici di Spalletti già si cominciano a vedere, ad esempio il pressing fatto in un certo modo, la volontà di dominare il campo, la verticalizzazione immediata. Tuttavia c’è ancora parecchio da lavorare perché non tutti i meccanismi risultano perfetti. E normale, dato che Spalletti è salito sul carro in corsa. Sul piano della determinazione e dell’attenzione mi sembra che siano già stati raggiunti discreti risultati. Ora bisogna insistere sullo sviluppo della manovra offensiva».

Il miglior attacco, con 35 gol segnati, è nettamente quello dell'Inter: basta per considerare Cristian Chivu il favorito per il titolo? «Si dice che l’Inter è favorita perché è in testa, ma la classifica è molto corta e i nerazzurri, in questo campionato, hanno avuto diversi inciampi. Hanno la rosa più attrezzata per vincere il titolo, però non sempre questa rosa riesce a esprimersi secondo le sue potenzialità. Chivu sta facendo un ottimo lavoro, ha dato una chiara impronta di gioco adesso l’Inter è decisamente più verticale rispetto a quella guidata da Simone Inzaghi, pressa con più frequenza e gioca nella metà campo avversaria. Inoltre ha un attacco davvero formidabile. Avere quatto punte come Lautaro Martínez, Marcus Thuram, Francesco Pio Esposito e Ange-Yoan Bonny è una garanzia per un allenatore che ha il solo compito di osservarli bene in allenamento e poi mandare in campo chi sta meglio. Sul piano del gioco, però, il Napoli mi soddisfa di più: Conte è riuscito a superare il periodo difficile, causato dai tanti infortuni, ha saputo inserire elementi come David Neres e Rasmus Højlund, il gruppo ha mantenuto i principi che lo hanno portato allo Scudetto della passata stagione, e la squadra gioca bene. Quando è in forma, mi pare proprio una squadra europea».

Lautaro Martínez (Inter), Christian Pulisic (Milan), Rasmus Højlund (Napoli), Matías Soulé (Roma) e Kenan Yıldız (Juventus): chi farà i gol più pesanti? «Tutti attaccanti fortissimi, però sapete bene come la penso: a fare la differenza è il gioco, non il singolo. Tu puoi avere anche Marco van Basten, là davanti, ma se non lo rifornisci nel modo giusto ti serve a poco. Lautaro è sicuramente una garanzia e “pesa” anche a livello di spogliatoio visto che è il capitano. Pulisic è cresciuto tantissimo, si è calato benissimo nell’ambiente milanista e, ogni volta che va in campo, dimostra una forte personalità. Yıldız ha i colpi del campione, su questo non si può discutere, però Spalletti deve lavorare su di lui per farlo crescere anche dal punto di vista psicologico. A volte, mi sembra che si assenti dalla partita. Soulé ha numeri non indifferenti, Gian Piero Gasperini è un maestro che lo aiuterà parecchio e gli farà capire come si deve giocare in fase di possesso e di non possesso. Io, tuttavia, se fossi in panchina, come centravanti vorrei uno come Højlund. Avete visto che progressi ha fatto con gli insegnamenti di Antonio Conte? Al Manchester United non era mica così ...».

Tra Christopher Nkunku (Milan), Romelu Lukaku (Napoli), Paulo Dybala (Roma) e la coppia Jonathan David/Loïs Openda (Juventus), chi svolterà nel 2026? «Per come lo conosciamo il giocatore che può avere il maggiore impatto è sicuramente Lukaku. Stiamo parlando di uno che i gol li ha sempre fatti. E dopo aver trascorso ai margini la prima parte della stagione avrà una motivazione in più per rendere al massimo. Certo, l’incognita è la tenuta fisica, perché l’attaccante belga è soggetto a qualche infortunio di troppo. Conte ne dovrà dosare le forze. Nkunku, a parte il recente exploit con la doppietta contro il Verona, non mi ha incantato: diciamo che ha notevoli margini di miglioramento. Dybala, con Gasperini, ha trovato la posizione ideale sul campo, e lui dimostra di trovarsi a suo agio. Su David e Openda credo che Spalletti debba lavorare parecchio per far sì che diventino determinanti nella sua Juventus».