I consigli dei compagni 'blues' e le prime sensazioni: "Poi ho parlato con alcuni ragazzi del Chelsea che erano stati in Italia, Toni Rudiger, Mateo Kovacic ed Emerson. Toni mi disse che se avevo la possibilità dovevo andare a Milano, che i tifosi in Italia erano folli e mi avrebbero adorato se avessi dato tutto me stesso. Poi c’era Thiago Silva che appena ha sentito Milan ha subito alzato il pollice in su. Così sono andato. Mi hanno fatto fare il giro del museo: ci sono così tanti trofei che non riesci nemmeno a ricordarli tutti. Il momento più toccante è stato quando mi hanno dato la borsa con la mia tuta. Ho fissato lo stemma del Milan e stavo avendo problemi ad assimilare tutto. Mio padre mi ha detto che era tutto vero".
Cosa significa giocare in Italia: "La cosa che colpisce davvero è la cultura. Non mi riferisco al cibo o alle bevande, anche se devo dire che mi sono convertito. È la cultura dei tifosi che è unica. Toni, Kova e gli altri hanno cercato di spiegarmela ma è molto più di quello che mi hanno detto. È impossibile da descrivere se non si è provato. È una vera follia, una follia positiva. Così tante persone che si rifiutano di farti pagare il caffè o che ti mostrano i loro tatuaggi del Milan. Ho visto molti tatuaggi di Giroud che festeggia il suo gol nel derby. Per loro è come se fossimo dei re. E per questo era così importante per me imparare in fretta la lingua, per poter far parte di tutto questo. Volevo essere completamente dentro. In un club come questo non si possono fare le cose a metà".
Lo scudetto da protagonista
—Sulla cavalcata scudetto e le emozioni provate: "L’amore datoci durante la corsa Scudetto fu immenso. Non ce l’avremmo mai fatta senza l’aiuto dei tifosi. Ci sono stati momenti speciali durante il cammino verso il titolo, soprattutto verso la fine della stagione. Ricordo il derby di febbraio. Mi ero appena operato al ginocchio ma, quando Oli ha segnato il secondo gol completando la rimonta, sono saltato in piedi come se avessi ricevuto una cura miracolosa. Lo stesso è accaduto ad aprile, quando abbiamo battuto la Lazio 2-1 fuori casa. Tonali segnò al 92°, lo stadio esplose. Ricordo ancora le facce dei tifosi. Devo applaudire i miei compagni di squadra, un gruppo così speciale. Siamo tutti amici fuori dal campo. Andiamo a mangiare insieme, non in piccoli gruppi ma come squadra. È stata una squadra (e di questo il merito è di Gazidis, Maldini, Massara e Pioli) in cui tanti giovani hanno avuto la possibilità di assumersi delle responsabilità e sono cresciuti. Penso a Kalulu e Leao. Poi c’erano ragazzi di grande esperienza, come Zlatan".
Reggio Emilia, 22 maggio 2022: "Le 24 ore dopo sono state una follia. Durante la sfilata del trofeo ci sono volute cinque ore e mezza per muoversi tra la folla e finire quei sette-otto chilometri. Non si vedeva nemmeno il terreno, solo persone, bandiere, razzi e nebbia rossa. La sera dopo la partita con il Sassuolo, sono tornato casa mia per stare con i miei genitori. Io e mio padre abbiamo festeggiato insieme. Gioco nel Milan e ho vinto lo Scudetto. È successo davvero ed è stato meglio di quanto avessi mai potuto immaginare. Mi piacerebbe poter ritrovare quel tifoso che mi ha preso per spalle in campo a Sassuolo. Se potessi lo prenderei io per le spalle e gli direi nel mio miglior italiano: ora capisco. Ora capisco cosa significa. E spero che anche voi capiate cosa significa per me".
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