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PIANETAMILAN news milan interviste Matri: “Addio al Milan, il momento più difficile. Allegri? Rimasi male quando …”

INTERVISTE

Matri: “Addio al Milan, il momento più difficile. Allegri? Rimasi male quando …”

Matri: 'L'addio al Milan il momento più difficile. Allegri? Rimasi male quando ...'
Alessandro Matri, ex attaccante del Milan, ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni
Daniele Triolo Redattore 

Alessandro Matri, ex attaccante in Serie A, tra le altre squadre, anche del Milan, ha rilasciato un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco le sue dichiarazioni.

Ex Milan, le parole di Matri alla 'rosea'

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Sul perché tra ciclismo, che praticava da piccolo, e calcio ha scelto poi quest'ultimo: «Mio padre era Presidente della squadra del paese, zio e fratello correvano così ho provato anche io. Facevo pure calcio ma a 8 anni ho dovuto scegliere. Il ciclismo è uno sport solitario e faticoso, non hai alibi, non puoi prendertela con chi non ti passa la palla. Nella mia ultima gara avevo scommesso con mio padre che mi avrebbe pagato per ogni giro chiuso in testa. Dopo 9 sempre davanti, prima dell’ultimo mi sono ritirato: non respiravo più, mi hanno portato via in ambulanza».


Sulla volta che svenne in allenamento con la Juventus di Antonio Conte: «Mai vissuto un’esperienza così: tournée negli U.S.A., 100% di umidità, 40 gradi e noi ancora col jet lag. Conte ci mandò subito in campo, un po’ ho retto ma avevo i battiti sopra i 200 e mi fermai con i brividi. Antonio mi prese in giro: “Mi avevano detto che avevi gli attributi ...”. Col tempo mi sono abituato: Arturo Vidal e Claudio Marchisio reggevano meglio di tutti, io e Luca Toni chiudevamo il gruppo. Come metodi anche Gian Piero Gasperini era tosto, ma prima e dopo Philadelphia non sono mai svenuto».

Su Vidal come compagno 'più matto' mai avuto in carriera: «Arturo è un bel personaggio, si era integrato alla grande e in campo aveva le Duracell: a Miami dopo una serata “allegra” Conte voleva farci del male, ma con lui non ci riuscì: andava a mille anche senza aver chiuso occhio. Andrea Pirlo invece, con cui ho diviso la stanza a Torino, era il re degli scherzi: mi prendeva in giro perché ero ipocondriaco, appena mi lamentavo chiamava il dottore. Ora non lo sono più: mi ha aiutato andare dallo psicologo».

Matri su quando Massimiliano Allegri, che lo ha allenato al Cagliari, al Milan e alla Juventus, l'ha fatto più ridere: «Ridere tanto, ma anche altro .... A Cagliari il primo anno giocavo sempre 20’. A Lecce mi fece entrare con Andrea Lazzari nel finale quando eravamo già sotto per 2-0 e nel post-partita se la prese con noi due per la sconfitta. Chiesi lumi a Marco Landucci, il suo vice, che mi rispose “Fa così perché vi vuole bene”. Alla Juventus ci rimasi male quando mi mandò in tribuna in finale di Champions League: avevo appena segnato in finale di Coppa Italia, pensavo di andare almeno in panchina. Invece io e Simone Pepe restammo fuori e ci consolammo bevendo e mangiando. Un giorno forse Max mi spiegherà ...».

"Al Milan la mia rete più bella, l'1-1 nella partita del gol-non-gol di Muntari"

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Sul gol più importante e sul momento più difficile della sua carriera: «La rete alla Lazio nella finale di Coppa Italia 2015. Venivo da due annate non positive, fu gratificante anche perché Andrea Agnelli mi raccontò che suo padre avrebbe tanto voluto vincere il trofeo della stella. Però la più bella fu quella al Milan nel match del gol-non gol di Sulley Muntari: feci l’1-1 al volo marcatissimo da Thiago Silva dopo che mi avevano annullato una rete. Gol bello e importante per il titolo. Il momento più difficile fu l’addio al Milan: mi caricai di aspettative, la stagione partì male e io ho avuto un calo di autostima. Dopo 6 mesi chiesi a Adriano Galliani di andare via: capii che non ero pronto».

Sull'essere considerato un 'bello' del calcio e sulle avances ricevute: «Il primo mese che ero alla Juventus vivevo in albergo, ero già fidanzato e Federica mi chiamava continuamente per sapere quante fan ci fossero sotto l’hotel: io mi affacciavo e non vedevo nessuno .... Sono stato apprezzato ma lettere o mutandine mai. Forse la fama della mia compagna le ha scoraggiate .... Una volta era lei la più gelosa, ora sono io».

Su come riesce a stare insieme da 16 anni e fuori dal gossip: «La nostra serietà e i valori hanno influito. Abbiamo sempre protetto la nostra storia non creando scandali. Siamo fieri di quello che abbiamo costruito».

Su come ha conquistato Federica Nargi e sul perché non si sono mai sposati: «L’ho conosciuta in discoteca quando giocavo a Cagliari, non mi ha mai dato il numero di telefono e io non l’ho mai chiesto in giro. Mi telefonava lei dal fisso, mi ha fatto sudare ma alla lunga ha ceduto. Il matrimonio non è mai stato una priorità, l’idea di organizzarlo mi ha sempre messo ansia».

Sull'essere l'unico uomo in famiglia, visto che hanno due figlie, Beatrice e Sofia: «Bello ma ogni giorno è una guerra. Prima speravo in un maschio per farlo giocare a calcio, ora sono felice di aver scoperto l’universo femminile. Io sono più severo, soprattutto coi compiti, ma Fede si fa rispettare di più. Mi presto molto, mi faccio truccare e pettinare. La grande vuole ancora dormire nel lettone, così la notte ci tocca stare in camere separate».

Sul difensore da cui ha preso più botte: «Walter Samuel. Le sue erano botte mirate nei primi 5’, per non prendere il giallo e farti capire che aria tirava. Anche Giorgio Chiellini era tosto».

Su cosa farà da grande: «Bella domanda .... Ho fatto un anno alla Lazio da dirigente con Igli Tare, che ringrazio, ho imparato tanto ma non è scattata la scintilla. Non ho ancora le idee chiare, ho girato molto in carriera, ora mi godo la famiglia e faccio l’opinionista tv. Di sicuro non diventerò allenatore, io amo andare d’accordo con tutti».