"Gomitata di Altobelli, io esagerai: espulsione. Me l'ha sempre rinfacciato"
—Trafila nelle giovanili del Milan, quindi sette anni in Prima Squadra: che tempi erano quelli? "Erano tempi in cui c’era il coraggio di lanciare i giovani, la predisposizione a farli giocare. Adesso ... non saprei cosa dire, c’è poca fiducia. Ma succede solo in Italia. Faccio un esempio: in Spagna, dove il prodotto calcio non è inferiore al nostro, anzi, non si fanno problemi a lanciare un giovane. Qui da noi, ormai, il calcio mi sembra diventata una macchina da business per fare soldi".
Ci racconta un aneddoto interessante legato a un derby vissuto con la maglia del Milan? "Ne ho vissuti tanti. In uno marcavo il mio amico Altobelli, vincemmo 2-1. Gli feci un fallo a centrocampo neanche eccessivo. Lui ebbe una reazione, mi diede una gomitata. Non forte, ma il gesto lo fece. Io esagerai un pochino e l'arbitro Michelotti lo mandò fuori. Poi me lo ritrovai compagno di squadra nell'Inter e quell'episodio me lo ha rinfacciato tutta la vita. Non dormivi la notte precedente sapendo di dover marcare uno come lui".
Cosa successe nel 1982, quando avvenne il trasferimento dal Milan all'Inter? "Chiariamo subito che non ho deciso io di andare. Forse pochi se lo ricordano, ma io ho fatto da capitano in Serie B per un anno con il Milan. Giocavo al sabato con la Nazionale e alla domenica con il Milan in Serie B. Tornammo in Serie A, ma retrocedemmo di nuovo. Parlai con Bearzot, Commissario Tecnico dell'Italia, che mi fece capire che se avessi continuato come la prima volta avrei potuto perdere la Nazionale. Andai quindi da Farina e mi disse che avrebbe trovato lui una soluzione. Quindi, la società non prese posizione, ci fu la volontà del club. Non è che mi dissero 'dai, rimani'. La reazione dei tifosi? Mi considerarono un traditore".
"Ho coronato il sogno di giocare con Rivera. Passai all'Inter perché ..."
—Lei, però, si è sempre professato tifoso del Milan .... "Sin da bambino ero rossonero. Ero nel Cusano Milanino, a 12 anni, mi volevano Milan e Inter. Scelsi di andare al Milan perché ero milanista e perché avevo Gianni Rivera come idolo. Quindi ho coronato il mio sogno di giocare nel Milan e con il mio idolo Rivera".
Dev'essere stato strano, però, almeno all'inizio, giocare i derby con la maglia dell'Inter .... " I primi sì. Nell'ambientamento mi aiutarono molto i compagni di Nazionale. Anche perché io andai al Mondiale in Spagna da milanista e tornai da interista. All'epoca c'erano regole diverse: non poteva esserci mercato durante il Mondiale. Partii per Alassio in ritiro con gli Azzurri da milanista, ma con un pre-accordo verbale con la Fiorentina. Mazzola mi convinse ad andare all’Inter. Mi disse che avrebbe chiamato lui Farina, che ci avrebbe pensato lui. Io non avevo procuratore. Prima di partire per Vigo firmai il contratto con l'Inter. In Nazionale c'erano Oriali, Bordon, Altobelli, Marini ecc: sei interisti. Il problema forse sono stati i primi derby, tra striscioni contro e volgarità. Ma purtroppo fa parte del gioco. Non c'erano i social, ma gli haters: la gente si sfogava con gli striscioni e con le lettere minacciose".
Se le dico due date, 6 novembre 1983 e 28 ottobre 1984, cosa le viene in mente? "Il ricordo di un derby in positivo e il ricordo di un derby in negativo. Giocati entrambi con la maglia dell'Inter. Nel primo ho fatto gol con i nerazzurri. Nel secondo, come noto a tutti, ho subito il famoso gol di testa da Hateley. In 500 partite di Serie A ci sta di trovare l'avversario più bravo di te. Fece un gran bel gol, in un derby, contro di me. Successivamente siamo anche diventati amici e ho reso onore al suo bellissimo gesto, fece davvero una bella rete".
Il derby più brutto giocato con la maglia del Milan? "Sicuramente nella stagione 1981-1982, quelli nell'anno della seconda retrocessione (il Diavolo perse 1-0 all'andata e 2-1 al ritorno, n.d.r.). Noi stavamo retrocedendo, eravamo nelle ultime posizioni, giocavamo con uno stato d'animo che potete immaginare. Non riuscivamo a uscire dalla bassa classifica e quando è così affronti il derby con il timore di perderlo. Ma più in generale fu un'annata da incubo, con Franco Baresi infortunato che saltò quasi tutto il campionato. Una stagione davvero sui generis".
"Vi racconto le differenze con i derby di Roma e Genova"
—E quello più bello? "Mi ricordo il primo con Nils Liedholm, nel 1978-1979, vincemmo con gol di Aldo Maldera. Liedholm entrò in spogliatoio, diede la formazione e Rivera non c'era. Gli disse 'no tu stai in panchina'. Lui accettò, chiese spiegazioni ma accettò la decisione visto il carisma di uno come Liedholm. Oggi ai giocatori per escluderli dalla formazione titolare devi dare spiegazioni una settimana prima ...".
Qual è il giocatore più forte con cui ha giocato nel Milan e quello più forte con cui ha giocato nell'Inter? "Nel Milan, Rivera. Il più grande giocatore italiano di tutti i tempi. La gente non può capire cosa vuol allenarsi tutti i giorni con Rivera. Le generazioni successive pensano a Baggio, Totti. Ma Rivera aveva sempre l’uomo addosso, faceva 15 gol a campionato, da numero 10. Con un rigore ogni 15 partite, non come oggi, che ti danno un rigore a partita. Giocatore straordinario. Nell'Inter, posso citarti Beccalossi, Altobelli, Rummenigge".
Lei ha vissuto tre derby: Milano, Roma e Genova. Ci sono differenze e se sì quali? "Sì, sì. Ci sono. A Milano c'è rivalità tra Inter e Milan. Ma tutte e due guardano più verso la Juve, il calendario. Verso lo scudetto. A Roma e a Genova, più nella Capitale, il derby è più stracittadino. Il che però rappresenta anche un limite. A Roma mi dicevano ‘è mejo andà in B che perde il derby’. A Genova è molto sentito, acceso. Ho vissuto gli anni dello splendore del calcio genovese. Con la Sampdoria che vinse lo Scudetto e noi che vincemmo un derby per 2-1 con un gol di Branco a Pagliuca che per anni è stato manifesto dei rossoblu. Ho fatto parte di quel Genoa capace - primo club italiano nella storia - di vincere ad 'Anfield' contro il Liverpool".
"Milan da primo posto? Con un attaccante da 20 gol a gennaio non lo escludo"
—Lei ha vinto lo Scudetto della Stella con il Milan nel 1979: a suo giudizio il Diavolo di Allegri può regalare ai tifosi la Seconda a distanza di 47 anni? "Secondo me si. Perché lo dimostra il campionato che stiamo vivendo quest’anno. Al ribasso. Non c’è una squadra tipo Inter o Napoli degli anni precedenti che hanno dominato. Sono 6 squadre in 2-3 punti. Molto equilibrato. Il Milan con Allegri può benissimo competere. Io ho detto che arriverà nelle prime tre. Può essere secondo o terzo. Ma se a gennaio prendono un attaccante da 20 gol può essere anche primo posto. Non lo escludo questo. Il Milan è alla pari di Napoli e Roma, dove però Gasperini continua a mantenere profilo basso. L'Inter ha qualcosa in più a livello di gruppo. Il derby ci potrà dire qualcosa in più".
Che derby si aspetta domenica sera a San Siro? "Molto equilibrio. Molto tattico. Un derby di attesa. Si parla del 'corto muso' e dell'attendismo di Allegri. E gli altri? L'Inter è una squadra che con tre passaggi riparte sugli esterni. Sono due squadre che attendono e ripartono. Mi aspetto una partita a scacchi. Sarà tattica, è fuori discussione. Con due allenatori così dubito fortemente che si scopriranno molto. Poi i giocatori singoli possono essere determinanti, Modric da una parte e Calhanoglu dall'altra. Milan e Inter hanno un centrocampo da favola".
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Potrebbe essere uno degli ultimi derby che si giocherà a San Siro'. Contrario o favorevole alla demolizione del 'Meazza' per la costruzione del nuovo stadio? "La storia non si può distruggere. Non la puoi mettere da parte. Avrei fatto come ha fatto il Real Madrid per il 'Bernabéu'. Avrei ristrutturato San Siro, rendendolo efficiente al massimo, adeguandolo alle moderne tecnologie. Si poteva fare come a Madrid. Preferisco ad ogni modo non entrare in dinamiche economiche: è un peccato però per la storia".
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