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Giorgio Furlani (amministratore delegato del Milan) | Getty Images
Nel calcio - soprattutto se si vogliono costruire squadre vincenti e ambiziose - è fondamentale la programmazione. Questo termine sembra non sembra circolare troppo dalle parti di via Aldo Rossi, almeno a giudicare da ciò che si sta vedendo nelle ultime stagioni. Gazzetta.it ha svelato un dato abbastanza clamoroso: in un solo anno il Milan ha mandato via 24 giocatori su un totale di 35. Le ultime due sessioni di calciomercato, in effetti, sono state abbastanza folli. Moltissime sono state le operazioni in uscita, molte quelle in entrata.
Nel contesto delineato, sono emblematici i casi dei tanti giocatori acquistati e poi rivenduti (o che comunque hanno salutato il club) dopo appena sei mesi, al massimo un anno. Alcuni esempi sono Morata, Abraham, Emerson Royal, Walker, Joao Felix e Sottil. E ce ne sarebbero ancora altri da nominare.
Come già detto, questa 'schizofrenia' sul mercato è indice di una scarsa (o inesistente) programmazione. Ciò ha influito anche sulla scelta dei due allenatori (Fonseca e Conceicao) avvicendatisi sulla panchina rossonera nel corso della passata stagione. La scelta di affidarsi ad Allegri e a Tare come direttore sportivo sembrava potesse rappresentare un'inversione di tendenza. E invece, il calciomercato estivo appena concluso ha confermato abbondantemente questa strada intrapresa dalla società.
Infatti, come riporta la rosea, sono solo undici i superstiti rispetto all'inizio della scorsa annata. Molti di loro, tra l'altro, sono stati al centro di voci di mercato o di trattative realmente iniziate. Tra tutti, si possono citare in maniera particolare Maignan (vicino al Chelsea), Tomori (vicino alla Juventus prima e al Tottenham poi) e Gimenez (proposto alla Roma in uno scambio con Dovbyk).
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