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Il Milan e la crisi: stile, rispetto e identità ormai smarriti

Paulo Fonseca AC Milan Milan-Sassuolo 6-1 Coppa Italia 2024-2025
Il Milan sta attraversando giorni molto complicati, segnati da una crisi che va oltre i risultati sportivi: la situazione del diavolo
Redazione

Il Milan sta attraversando giorni molto complicati, segnati da una crisi che va oltre i risultati sportivi. Non è più il Milan di Fonseca e già di Conceição, ma non è tanto l’aspetto tecnico a essere al centro della questione, quanto il modo in cui la società sta affrontando questo delicato momento.

Come detto da Biasin nel suo editoriale pubblicato su Tuttomercatoweb, in un mondo come quello del calcio, quasi tutto può essere giustificato: un mercato sbagliato (può succedere), un allenatore scelto con leggerezza (capita), o persino una gestione organizzativa approssimativa (che si può correggere). Tuttavia, ci sono elementi imprescindibili, come il rispetto e lo stile, che sembrano essere stati calpestati dalla dirigenza rossonera in questi giorni.


Una gestione imbarazzante

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Mai si era vista una dirigenza comunicare implicitamente l’esonero di un allenatore prima di una partita cruciale, lasciando che l’incertezza si diffondesse. Mai si era assistito a una conferenza stampa tanto grottesca quanto quella dell’ormai ex tecnico rossonero, lasciato solo, senza supporto o dignità, con accanto un paio di scarpe da calcio come unica compagnia. E mai un allenatore del Milan era stato costretto ad annunciare il proprio esonero abbassando il finestrino della sua auto, perché nessuno della società aveva trovato il coraggio o la decenza di farlo al posto suo.

Un’ignavia che non appartiene alla storia rossonera

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Il Milan ha vissuto alti e bassi nel corso della sua gloriosa storia: dalla retrocessione agli anni trionfali delle Champions League, passando per le sofferenze e le celebrazioni. Ma mai aveva peccato di ignavia, quella mancanza di coraggio e responsabilità che oggi sembra caratterizzare la dirigenza.

Per trent’anni, il Milan ha incarnato passione e leadership grazie alla visione di Silvio Berlusconi, un uomo che ha portato il club a collezionare trofei indimenticabili. Anche nei momenti più difficili, con separazioni e scelte impopolari, c’era sempre qualcuno che si assumeva le proprie responsabilità, da Adriano Galliani a Paolo Maldini, fino allo stesso Berlusconi. Quelle pacche sulla spalla o frasi di circostanza, seppur formali, erano simboli di una società che non lasciava nulla al caso, nemmeno le apparenze.

Un’identità smarrita

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Il Milan che oggi lascia un allenatore solo, abbandonato nel parcheggio di San Siro con un finestrino abbassato, non è il Milan che i tifosi conoscono e amano. È un Milan che sembra aver smarrito la propria identità, fatto di improvvisazione e indifferenza. E in un mondo dove la passione è il motore di tutto, l’ignavia non è ammessa.

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