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Gerry Cardinale (managing partner RedBird e proprietario AC Milan) | Milan News (Getty Images)
Il giornalista Francesco Letizia ha stilato un lungo ed interessante editoriale sulle colonne di 'Sportitalia' questa mattina, soffermandosi in modo particolare sul Milan e sulla situazione per il nuovo San Siro, tema rivelatosi molto caldo nelle ultime settimane. Ecco, dunque, le sue parole.
"Il settore immobiliare a Milano città è sicuramente il più caldo per fare business. Basterebbe questa semplicissima osservazione a comprendere perché Milan e Inter hanno deciso di imbarcarsi nell’impresa impossibile chiamata “Nuovo San Siro”. Astenersi dal fornire altre motivazioni pretestuose e ipocrite. Non c’è nessun tipo di riflessione “affettiva”, il principio è quello di provare a capire se si può o meno concretamente realizzare la speculazione dei sogni di ogni fondo di investimento. Al sindaco Sala, che ha un problema enorme sullo stomaco, non è parso vero di trovare una possibile scialuppa di salvataggio. E allora via all’offerta per l’acquisto e all’illusione di arrivare a un nuovo stadio per Milano entro il 2030. Pazienza se al momento non c’è ancora un progetto né nulla. E già questo dovrebbe far pensare".
"Perché dopo le rose (in realtà niente più che qualche bocciolo), arrivano le spine. Intanto i costi dei lavori di bonifica, che, seconda la “Legge Stadi”, spettano tutti al Comune. Un ostacolo già sufficiente a bloccare tutto, ma semplicemente il primo di un percorso degno della finale olimpica dei 110hs. Anzi, forse meglio non parlare di Olimpiadi. Perché con la brillante idea della cerimonia di apertura a San Siro (6 febbraio 2026), ben presto ci potrebbe essere ulteriore carne a cuocere, non in prospettiva “trasloco” (anche perché per il presunto nuovo stadio, non si muoverebbe ancora nulla). Ma per la semplice vita quotidiana dei club, che dovranno capire quando e per quanto lasciare lo stadio e dove traslocare (e far traslocare i loro abbonati, cosa ancora più grave) nel frattempo. Ne riparleremo, a tempo debito".
"Tornando a San Siro, ben presto inizieranno manifestazioni varie dei comitati di quartiere e delle associazioni ambientaliste, c’è da giurarci. E arriveranno anche i probabili – pressochè scontati – ricorsi al TAR. Che rallenteranno, se non bloccheranno, l’iter. Tutto questo, ammesso che in comune, Sala riesca a trovare una maggioranza utile. I vari Monguzzi e compagnia stanno già preparando battaglia.
In questo scenario apocalittico, aggiungiamo il problema dei tempi. Bisogna fare tutto entro settembre, per evitare il vincolo della Soprintendenza, che altrimenti renderebbe non demolibile la stragrande parte dello stadio, cioè fine dei giochi".
"Che il “Nuovo San Siro” si faccia insomma, al momento sembra mera utopia. E la cosa agghiacciante è che questa considerazione arrivi da una serie di motivazioni che nulla hanno a che fare con quella che dovrebbe essere la principale, anzi l’unica. Che il Milan dovrebbe assolutamente, a ogni costo, ambire a uno stadio tutto suo, senza terzi incomodi. Come doveva essere lo stadio di San Donato, dove sono stati spesi soldi, fatica e “sentimenti”. E come dovrà tornare assolutamente a esserlo ben presto, non appena il bluff di San Siro sarà smascherato. Se Red Bird ha una chance di fare qualcosa di veramente importante per la storia del Milan e per i suoi tifosi, quel qualcosa si chiama San Donato. Certamente difficile e costosa, ma un’opera finalmente all’altezza della storia, del blasone e del popolo dell’AC Milan. Un messaggio da recapitare ben chiaro a Gerry Cardinale da parte di tutti. E anzichè sprecare tempo a cantare “Cardinale, devi vendere”, forse sarebbe meglio, per il futuro del Milan, cantare “Cardinale, devi costruirci uno stadio tutto nostro, senza l’Inter”. LEGGI ANCHE: Milan, il motivo del viaggio di Furlani negli USA e cosa intende fare adesso >>>
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