Il giornalista Andrea Distaso ha stilato un lungo ed interessante editoriale sul Milan e sulle recenti parole di Gerry Cardinale
Il giornalista Andrea Distaso ha stilato un lungo ed interessante editoriale sulle colonne di 'calciomercato.com' questa mattina, soffermandosi in modo particolare sul Milan e sulle parole di Gerry Cardinale all'Harvard Business School di qualche mese fa. Ecco, dunque, il suo pensiero.
Milan, Distaso punge Cardinale: e sul paragone con l'Inter fa notare che ...
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"Sono trascorsi ormai più di quattro mesi dall'uscita pubblica dello studio della Harvard Business School sulla gestione del Milan targata RedBird. E da quelle dichiarazioni del patron Gerry Cardinale sull'Inter. Che a distanza di tempo suonano come poco coerenti con la realtà. Evidenziando il suo approccio manageriale nel mondo del calcio e l'importanza di correlare l'ottenimento di risultati sportivi al mantenimento di un percorso virtuoso sotto l'aspetto finanziario, Cardinale si espresse così. "L’Inter ha vinto lo Scudetto l’anno scorso e poi è andata in bancarotta (ovvero che il proprietario Zhang è stato costretto a vendere al fondo Oaktree ndr). È questo davvero quello che vogliamo?".
"Ad un interrogativo di questo tipo, oggi corrisponderebbe una risposta abbastanza naturale. Alla luce delle ultime due stagioni diametralmente opposte sul piano delle vittorie portate a casa. Il ragionamento di Cardinale è però soprattutto il manifesto di un approccio da parte dei fondi americani allo sport. E rivolto ad un particolarmente “fuori dagli schemi” come il calcio diversissimo da come in Italia siamo abituati a pensarlo. “Per i tifosi, il mio lavoro è vincere il campionato italiano ogni anno, lo capisco. Per i miei investitori che si concentrano sull'apprezzamento del valore finale, il mio lavoro è far sì che il Milan competa per lo Scudetto ogni anno, vada in Champions League ogni anno e si spinga sempre oltre in Coppa".
"I proclami non vengono accompagnati da fatti concreti"
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"L'Inter, che ha potuto investire meno sui cartellini dei calciatori e ha dovuto costruire ogni anno la squadra secondo criteri più tradizionali e fantasiosi come i colpi a parametro zero, ha indovinato quasi tutte le mosse per raggiungere un determinato livello di competitività. E, attraverso quella, generare ricavi su ricavi. Il Milan, che ha salvaguardato i bilanci dirottando le risorse il più possibile su giocatori di maggiore prospettiva – ammortizzando su più anni i costi – e razionalizzando le spese sugli ingaggi, ha sottovalutato l'importanza di figure manageriali con esperienza consolidata in questo particolare business che è quello calcistico e ha finito per commettere una serie di errori di valutazione che vengono pagati a caro prezzo. Anche sul fronte tanto caro alla proprietà degli introiti. Con due mancati accessi consecutivi agli ottavi di Champions League. E la sicura assenza della prossima stagione sul palcoscenico più prestigioso e remunerativo".