Sui problemi di San Siro:
"Quanto tempo abbiamo? Tribune, studi tv, ma anche gli spazi che permettono alle società di fare business: l'area hospitality non è integrabile. E per fortuna i nostri tifosi non sono grandi bevitori di birra: ci sono problemi anche per andare a fare la pipì".
Sul commissario per gli stadi:
"Lo scorso dicembre ho sentito il ministro Abodi dire che a febbraio 2025 sarebbe stato nominato il commissario per gli stadi, per snellire procedure burocratiche e tarantelle come quella di San Siro e non solo. Quasi otto mesi dopo nonostante un impegno costante non ce ne è traccia. Non capisco quali siano le difficoltà. Come hanno dimostrato il ponte Morandi e Milano-Cortina, un commissario permette di fare in poco tempo opere per cui servirebbero anni".
Sull'idea di perdere San Siro:
"Tutti abbiamo ricordi, nostalgie. Ma l'unico modo per mantenere la storicità di uno stadio è fare quello nuovo sulla stessa area. Prendete Wembley: è stato abbattuto e ricostruito, ma nessuno dice "Sono stato al nuovo Wembley". È sempre lo stadio del mito".
Se saranno venduti i diritti del nome non si chiamerà più san Siro:
"Ma no, sarà sempre San Siro. Anche se penso che i naming rights saranno rilevati da un brand italiano molto noto"
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