Se si immagina un Europe in Italia ma non a Milano:"Lasciare la città più altospendente d'Italia senza gli Europei sarebbe una figuraccia incalcolabile".
Sulla questione legata allo stadio:
"Buttare a mare questo processo per questioni ideologiche di bassa lega è un autogol. Sarà un danno per la città, perché se non avranno San Siro, i due club finiranno per fare stadi fuori dal comune di Milano. Ma a essere danneggiato sarebbe tutto il Paese: solo l'indotto temporaneo per la costruzione degli impianti in cantiere vale 6 miliardi".
Sui problemi di San Siro:
"Quanto tempo abbiamo? Tribune, studi tv, ma anche gli spazi che permettono alle società di fare business: l'area hospitality non è integrabile. E per fortuna i nostri tifosi non sono grandi bevitori di birra: ci sono problemi anche per andare a fare la pipì".
Sul commissario per gli stadi:
"Lo scorso dicembre ho sentito il ministro Abodi dire che a febbraio 2025 sarebbe stato nominato il commissario per gli stadi, per snellire procedure burocratiche e tarantelle come quella di San Siro e non solo. Quasi otto mesi dopo nonostante un impegno costante non ce ne è traccia. Non capisco quali siano le difficoltà. Come hanno dimostrato il ponte Morandi e Milano-Cortina, un commissario permette di fare in poco tempo opere per cui servirebbero anni".
Sull'idea di perdere San Siro:
"Tutti abbiamo ricordi, nostalgie. Ma l'unico modo per mantenere la storicità di uno stadio è fare quello nuovo sulla stessa area. Prendete Wembley: è stato abbattuto e ricostruito, ma nessuno dice "Sono stato al nuovo Wembley". È sempre lo stadio del mito".
Se saranno venduti i diritti del nome non si chiamerà più san Siro:
"Ma no, sarà sempre San Siro. Anche se penso che i naming rights saranno rilevati da un brand italiano molto noto"
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.pianetamilan.it/assets/uploads/202503/322681e1ce99422e9df9d0a483e577f9.jpg)
/www.pianetamilan.it/assets/uploads/202512/c8f8798c8b076e80df78619a68bebac1.jpg)