Raffaele Ranucci, ex dirigente FIGC e Roma, ha parlato anche di Milan nella sua intervista a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola
Raffaele Ranucci, ex Presidente del settore tecnico e capodelegazione della F.I.G.C., nonché ex vicepresidente e responsabile delle giovanili della Roma, ha parlato - anche - di Milan e di qualche suo antico esponente nell'intervista in esclusiva rilasciata a 'La Gazzetta dello Sport' oggi in edicola. Ecco, dunque, uno stralcio delle sue dichiarazioni.
Ranucci: "Totti lo volevano Lazio e Milan. Spiegammo alla famiglia ..."
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Sulla sua immagine mentre consola Franco Baresi a USA '94: “Per lui, come per Baggio o Maldini, quella gara era tanto importante. Dopo la semifinale avevo trovato Roberto seduto per terra negli spogliatoi, piangeva perché si era fatto male: 'È tutta la vita che sogno questa finale', diceva. E anche Franco aveva fatto un miracolo per tornare in campo contro il Brasile dopo un’operazione al menisco. L’immagine di quell’abbraccio con Baresi, che come Baggio e Massaro aveva sbagliato il rigore, è rimasta. Gli dicevo: 'Soltanto i grandi sbagliano'“.
Su quando prese Francesco Totti nel settore giovanile della Roma: “Sì, lo scoprimmo noi. I miei collaboratori mi segnalarono questo ragazzino della Lodigiani, io corsi a vederlo e la decisione fu fin troppo facile. Lo volevano anche la Lazio, su cui per questioni di tifo abbiamo avuto la meglio senza troppa fatica, e il Milan. La spuntammo. Spiegammo alla famiglia che la Roma sarebbe stata casa sua, che sarebbe stato protetto. Tra l’altro noi già negli Anni 80 avevamo un tutor che seguiva i ragazzi a scuola, a questo Viola teneva moltissimo. Quanto costò? Lasciammo alla Lodigiani Cavezzi, un buon giocatore che stava in C2”.
"Sacchi rischiò davvero di venire ad allenare la Roma, poi andò al Milan"
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Sulla visita di Arrigo Sacchi a Trigoria: “Quando Sacchi ci venne a trovare a Trigoria, di fronte alla tavola imbandita disse: 'Capisco perché qui non si vince, noi siamo molto più frugali ...'. Tra l’altro rischiò davvero di venire a allenare la Roma, poi andò al Milan. A Viola piaceva, amava il suo gioco. Il Presidente è stato un grande innovatore nelle sue scelte: da Liedholm a Eriksson, il primo a portare negli spogliatoi la lavagnetta per spiegare i movimenti. E non diamo per scontato l’ingaggio di Falcão, che per me resta il più grande. Tutti volevano Zico, arrivò Falcão, non lo conosceva nessuno”.