Sul calcio italiano che è in difficoltà, forse perché manca la mentalità: «Forse sì. Ma spero di rivedervi al Mondiale. Io sono cresciuto con il mito del calcio italiano».
Sui paragoni tra lui e Andrea Pirlo: «Li ringrazio, il paragone mi onora: Pirlo ha sei anni più di me, ha aperto una strada. Ma il mio idolo, Boban a parte, era Francesco Totti. In Serie A avevate calciatori favolosi. Li guardavo e mi dicevo: quello è il calcio che voglio giocare».
Sul suo rapporto con Massimiliano Allegri: «Ha una personalità incredibile. Somiglia un po’ a Carlo Ancelotti: sensibile, divertente, ama fare scherzi. Ma sul campo, come tecnico, è un grandissimo. Sa di calcio come pochi. Non lo conoscevo così bene, ma sono felice che oggi sia il mio allenatore».
"Con Ancelotti abbiamo parlato tante volte di Milano e del Milan"
—Su Ancelotti: «Carlo è il numero uno. Difficile trovare parole. Per il suo modo di essere, non solo per le sue qualità in panchina. Abbiamo parlato tante volte di Milano e del Milan, quando eravamo a Madrid. Anche per lui questo posto era unico. Ricordo quando lo conobbi. Io ero solo in città. Lui mi telefonò e mi disse: “Su, vieni a cena con me”. Parlammo per ore, di tutto. Di calcio, della famiglia, della vita. Di solito gli allenatori non danno confidenza ai giocatori. Lui sì».
Su José Mourinho: «Speciale. Come tecnico e come persona. Fu lui a volermi al Real Madrid, senza Mourinho non sarei mai arrivato. Mi spiace averlo avuto una sola stagione».
Sul più duro tra Allegri, Ancelotti e Mourinho: «Mourinho. L’ho visto fare piangere negli spogliatoi Cristiano Ronaldo, uno che in campo dà tutto, perché per una volta non aveva rincorso il terzino avversario. Mourinho è molto diretto con i giocatori, ma è onesto. Trattava Sergio Ramos e l’ultimo arrivato allo stesso modo: se doveva dirti una cosa, te la diceva. Anche Max è così: ti dice in faccia quello che va e quello che non va. L’onestà è fondamentale».
Sulla città di Milano: «La conosco poco, non ho ancora visitato né il Duomo né il cenacolo di Leonardo, ma rimedierò. Amo stare a casa, in zona Porta Nuova. I milanesi sono molto gentili con me. Ogni tanto mi fermano per strada, la cosa un po’ mi imbarazza, ma non mi dà fastidio».
"Con Ibra parliamo in serbo-croato, la nostra lingua: nessuno ci capisce"
—Sulla sua preferenza per Lionel Messi o Cristiano Ronaldo: «È una domanda che non mi piace. Hanno segnato un’epoca. Sono più legato a Cristiano perché ho giocato con lui, è stato mio compagno al Real Madrid, e vi assicuro che non è soltanto un grande calciatore; è una persona incredibile. La gente non lo sa, ma ha un cuore enorme, sempre pronto ad aiutare gli altri. Ed è un uomo semplice, normale».
Su Messi: «Come uomo non lo conosco, ma non ho dubbi che sia anche lui straordinario. Come giocatore, magnifico».
Sul suo rapporto con Zlatan Ibrahimović: «Buono. Quando ci vediamo, parliamo nella nostra lingua, serbo-croato, e nessuno ci capisce».
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Sul paragone con Ibra che, nel 2020, a quasi 40 anni, è tornato al Milan e ha vinto lo Scudetto: «Vediamo se riusciamo a rifarlo. Siamo in una situazione buona di classifica, manca ancora molto e ci sono molte avversarie forti, ma può succedere. Mai dire mai. Abbiamo molti margini di miglioramento, il mister sta facendo un grandissimo lavoro. Il nostro obiettivo deve essere puntare sempre al massimo. Siamo il Milan ed è giusto così. Per me essere qui è aver chiuso un cerchio. Ora però pensiamo giorno per giorno, nel calcio come nella vita non bisogna mai ragionare troppo sul futuro. Dopo ogni partita, ce n’è un’altra».
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