Su cosa rappresenta l'Italia per lui: "Un pezzo di vita. Quando ero piccolo, mio papà mi portò a San Siro a vedere il mio idolo, Marco van Basten. Lui e uno dei miei zii, non chiedetemi come, conoscevano una persona che ci portò negli spogliatoi. Me lo ricordo ancora, io ragazzino davanti a Gullit e Van Basten".
Sulla vita da papà: "Bene, i miei figli hanno provato con il calcio ma ora hanno smesso: come potenziale erano più forti di me ma probabilmente avevano meno grinta. Li ho chiamati Yanik e Noah… e già da questo capite chi fosse il mio tennista preferito. Yanik ha giocato anche con Perugia e Livorno, ora fa lo scout qui al Lucerna. Noah è stato un mio giocatore al Vaduz e ora lavora per una assicurazione. Di secondo nome fa Zinedine e anche qui, non devo spiegarvi niente".
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