"Ma io ho sempre pensato che un ragazzino forte possa crescere meglio allenandosi al fianco dei campioni per poi gradualmente avere spazio piuttosto che andare in giro continuamente in prestito. Per esempio, alla Roma avevo aggregato agli allenamenti della prima squadra De Rossi e Aquilani. Erano giovani, ma si vedeva avessero qualcosa in più degli altri. Così, a un certo punto decisi di provarli: un tempo a testa in una partita minore. De Rossi mi sembrava pronto, Aquilani meno e così il primo lo feci diventare parte integrante della squadra".
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