Sul suo rapporto con Silvio Berlusconi: "Quando Berlusconi mi volle al Milan, io venivo dal Parma. Non chiesi soldi. Dissi solo: ecco la mia firma, scrivete quello che volete. Lui era via, ma quando tornò mi raddoppiò lo stipendio. Era un uomo di parola. Berlusconi era unico. Ricordo quando dissi che un giocatore andava ceduto per l’esempio negativo che dava. Lui non esitò. O quando volevo Ancelotti nonostante i dubbi dei medici: mi ascoltò, e il giorno dopo era già tutto fatto. Queste cose non si dimenticano. Era un visionario, ma anche un uomo molto pratico. Con lui, e con Galliani, costruimmo qualcosa di irripetibile".
Su Antonio Conte: "Antonio Conte ha già fatto oltre le aspettative. È stato bravissimo. Lo conosco bene, è stato mio giocatore in Nazionale, e gli voglio bene. È una persona d’oro, che si impegna profondamente. Riesce a fare cose che non tutti sono capaci di fare".
Sulla corsa Champions: "Il calcio è stato inventato dagli inglesi. Hanno capito che servivano due cose: un gioco e giocatori intelligenti. Noi in Italia, per troppo tempo, ci siamo fissati sulla fase difensiva, sul catenaccio. Ma non basta. Mio padre, che aveva due fabbriche, mi disse una cosa importante: “Quando assumi una persona, guarda cosa ha fatto nella vita.” Vale anche per il calcio. Io guardavo la testa dei giocatori, non solo i piedi". LEGGI ANCHE: Inzaghi puro Milanismo. Shevchenko: "È ossessionato. A Manchester ..." >>>
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