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Milan, Sacchi tuona contro la società. E su Berlusconi: “Mi raddoppiò lo stipendio per …”

Milan, bordata di Sacchi all'attuale dirigenza: poi rivela l'aneddoto su Berlusconi
Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ha rilasciato una lunga intervista tra critiche alla dirigenza attuale e aneddoti sul passato
Fabio Barera
Fabio Barera Redattore 

Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista in esclusiva ai microfoni dei colleghi di 'Calciobox', non esitando a criticare la dirigenza attuale e raccontando alcuni aneddoti sul suo passato in rossonero. Ecco, dunque, le sue parole in merito.

Milan, bordata di Sacchi all'attuale dirigenza: poi l'aneddoto su Berlusconi

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Su cosa dovrebbe fare la dirigenza del Milan: "Guardi, quando si parte con un club che non ha storia, visione, competenza e stile, è molto probabile che sorgano problemi. Questi aspetti vengono prima della squadra. Il club è la base. Se mancano questi elementi, allora le difficoltà sono inevitabili. Un buon club costruisce una buona squadra, non il contrario".


Sul suo Milan: "La FIFA ha riconosciuto il Milan del 1989 come la miglior squadra della storia. Avevo giocatori bravi, ma ancora più grandi persone. Gente che dava tutto, in campo e fuori. Questo grazie anche a una società solida, a un presidente eccezionale come Silvio Berlusconi, che ci ha sempre sostenuti. Erano uomini veri. Quando siamo andati al Mondiale, siamo stati mandati in un posto dove la temperatura notturna era di 41-42 gradi. I medici mi dissero: “Non duriamo cinque mesi.” Eppure quei ragazzi diedero tutto, pur senza più muscoli. Erano degli eroi".

Sulla finale di Coppa Italia: "Domanda difficile. Io non sono più dentro al sistema, ma se il Milan avrà un club all’altezza, con idee chiare e giocatori scelti bene, allora potrà tornare grande. Ma serve coerenza. Non puoi dire “voglio un fantasista” e poi prendere un altro tipo di profilo. Poche idee, ma chiare".

Sul suo rapporto con Silvio Berlusconi: "Quando Berlusconi mi volle al Milan, io venivo dal Parma. Non chiesi soldi. Dissi solo: ecco la mia firma, scrivete quello che volete. Lui era via, ma quando tornò mi raddoppiò lo stipendio. Era un uomo di parola. Berlusconi era unico. Ricordo quando dissi che un giocatore andava ceduto per l’esempio negativo che dava. Lui non esitò. O quando volevo Ancelotti nonostante i dubbi dei medici: mi ascoltò, e il giorno dopo era già tutto fatto. Queste cose non si dimenticano. Era un visionario, ma anche un uomo molto pratico. Con lui, e con Galliani, costruimmo qualcosa di irripetibile".

Su Antonio Conte: "Antonio Conte ha già fatto oltre le aspettative. È stato bravissimo. Lo conosco bene, è stato mio giocatore in Nazionale, e gli voglio bene. È una persona d’oro, che si impegna profondamente. Riesce a fare cose che non tutti sono capaci di fare".

Sulla corsa Champions: "Il calcio è stato inventato dagli inglesi. Hanno capito che servivano due cose: un gioco e giocatori intelligenti. Noi in Italia, per troppo tempo, ci siamo fissati sulla fase difensiva, sul catenaccio. Ma non basta. Mio padre, che aveva due fabbriche, mi disse una cosa importante: “Quando assumi una persona, guarda cosa ha fatto nella vita.” Vale anche per il calcio. Io guardavo la testa dei giocatori, non solo i piedi". LEGGI ANCHE: Inzaghi puro Milanismo. Shevchenko: "È ossessionato. A Manchester ..." >>>