Sulla sua presenza in Italia: «Commento la serie A per la tv di Abu Dhabi dove vivo. Mi fermo in Italia qualche giorno, ma fra poco torno a vivere in Europa perché d’estate negli Emirati ci sono 50 gradi ed è preferibile il clima mediterraneo».
Sul trasferimento al Barcellona: «In un primo momento mi ero opposto alla corte dei blaugrana ma poi litigai con Terim e chiesi io il trasferimento negli ultimi giorni di mercato. La primavera successiva Ancelotti mi richiamò al Milan ma ormai era tardi. Pochi mesi dopo passai all’Inter. Trovai un ambiente con un approccio al calcio diverso. Deve capirmi, ero reduce dal Milan di Berlusconi che nella prima decade della sua gestione aveva solo campioni e una organizzazione top della società. Avevo esordito a 17 anni pur avendo davanti il miglior terzino sinistro del mondo, Paolo Maldini. In Spagna si viveva il calcio con più leggerezza».
Se è rimasto in contatto con qualcuno: «Certo, tutti pensano che il Barça sia circondato da un’aura di irraggiungibilità, essendo una società di grande storia, invece al suo interno tutti si comportano come in una famiglia. Il presidente Laporta è molto alla mano. Sarò sempre grato a Carles Puyol che mi fece da chioccia e mi aiutò a cercare casa».
Su Sérgio Conceicao: «Per come lo conosco è un combattente, un passionale. Sta soffrendo, si vede. Farà di tutto per vincere la Coppa Italia e poi, lo ha detto, parlerà lui. Secondo me può succedere di tutto». LEGGI ANCHE: Genoa-Milan, Conceicao: "Merito dei calciatori, non mio". E su Fofana e Leao ... >>>
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