Sull'esperienza al Milan: "Giocare 489 partite con la maglia del Milan lo considero il miglior traguardo della mia carriera. Era tutto quello che sognavo il giorno che ho varcato i cancelli di Milanello per la prima volta e le vittorie e i successi sono stati una conseguenza del duro lavoro svolto in quei 17 anni di Milan. Esserne il capitano poi è stata una grande soddisfazione ma aver giocato quasi 500 partite con il Milan è sicuramente il traguardo che porto di più nel cuore".
Milan, Ambrosini: "Ancelotti ha empatia, è unico"
—Su Carlo Ancelotti: "Carlo è unico, sia durante le sessioni di allenamento che nel rapporto con i giocatori. Non è un caso che continui a vincere dopo tutti questi anni. La sua qualità migliore è l’empatia, una qualità che si può affinare con l’età ma che lui ha sempre avuto. Quando Carlo ti parla, lo fa prima con l’uomo e poi con il giocatore e questo è un aspetto che i calciatori apprezzano tantissimo".
Su Paul Scholes: "Mi sarebbe sempre piaciuto giocare con Scholes. Un centrocampista con grandi qualità e con uno stile incredibile. In quegli anni l’Inghilterra ha avuto una generazione di centrocampisti fortissimi come Gerrard e Lampard, ma Scholes è sempre stato quello che mi ha affascinato di più, il modo in cui calciava il pallone era impressionate".
Sul centrocampista più forte al mondo: "Rodri. Fare la differenza in una zona del campo come il centrocampo non è mai facile e lui ci riesce con grande naturalezza. Rice è bravo a rubare palla, a calciare da fuori, a cambiare gioco e sa anche fare gol".
"Andai a Londra per trattare con il West Ham"
—Sulla passione per il calcio inglese: "Mi sarebbe piaciuto tantissimo giocare a Highbury, uno stadio incredibile che purtroppo non c’è più. All’epoca seguivo molto l’Arsenal di Wenger sia per la classe dei giocatori, che per lo stile di gioco dell’allenatore francese. Quella rivalità con lo United poi resta incredibile. Il Millennium Stadium di Cardiff fu un’esperienza unica, ci giocai con la Nazionale e ne rimasi impressionato. Anche l’atmosfera del Celtic Park è da brividi".
Sull'offerta del West Ham: "Dopo l’addio al Milan mi recai a Londra per parlare con il West Ham. Incontrai l’allora manager degli Hammers Allardyce in un ristorante ma a metà meeting se ne andò lasciandomi da solo con uno dei suoi assistenti. Tornai in Italia con molti dubbi, volevo andare in Inghilterra ma quel comportamento mi aveva un po’ indispettito. Nel frattempo era arrivata l’offerta della Fiorentina e decisi di accettare. Poi, lo stesso giorno che firmai per i Viola arrivò un altro contatto da parte del West Ham che mi fece traballare non poco. Volevo veramente giocare in Inghilterra, ne parlai con il mio agente che mi consigliò di accettare l’offerta della Fiorentina con la quale eravamo ormai ai dettagli".
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