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Crespo: “Il Milan di Berlusconi era la perfezione. Firmai per rimanere ma …”

Fabio Barera
Fabio Barera Redattore 
Hernan Crespo, ex calciatore rossonero, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista in merito alla sua parentesi al Milan

Hernan Crespo, ex attaccante rossonero, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista a 'Prime Video', in una chiacchierata con Luca Toni, soffermandosi anche sulla sua esperienza al Milan. Ecco, dunque, un estratto delle sue parole.

Crespo: "Durissimo lasciare il Milan. Galliani e Berlusconi parlavano, noi ..."

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Sul Milan: "Per i giocatori della mia generazione, il Milan di Berlusconi rappresentava la perfezione del calcio. Tutto funzionava, tutto era perfetto: parlavano solo Berlusconi, Galliani e Braida, noi dovevamo pensare a giocare a calcio e fare bene. E non è un caso che abbia vinto per tantissimi anni. A livello emotivo tutti i club mi hanno dato molto, il Parma, l’Inter, la Lazio, il Chelsea e tutti gli altri. In generale sento di non avere una maglia in Italia: ovunque io vada mi salutano e mi ricordano con rispetto, per me è una grande soddisfazione".

Sull'addio al Milan: "Avevo già firmato per rimanere, poi Galliani ha deciso di prendere Vieri e io sono andato al Chelsea. Mi è dispiaciuto moltissimo andare via, è stato durissimo: era un gruppo fantastico, sano, di persone vere. Finivamo le partite e mangiavamo insieme con le famiglie. Due anni dopo, quando il Milan vinse la Champions League ad Atene - ha aggiunto - e io ero all’Inter, mi sono arrivati dei messaggi da ex compagni e addetti ai lavori del Milan: mi dicevano che quella coppa era anche mia. Per me, per assurdo, è stato il trofeo più grande".

Sul primo addio all'Inter: "Io volevo restare all’Inter e avevo anche preso casa. Poi succede che la società mi vende al Chelsea, dove non volevo andare. Vieri alzò la voce dicendo che dovevo restare e scatenò un gran casino, ma Cuper aveva altri piani. Non dimostrò empatia. Sono uscito dalla Pinetina piangendo, all’Inter stavo alla grande. Ma il calcio è così, è la società che decide", ha ricordato.