© RIPRODUZIONE RISERVATA
- Calciomercato
- News economiche Milan
- Redazione
Hernán Crespo (ex attaccante AC Milan, oggi allenatore Al-Ain) ha parlato a 'La Gazzetta dello Sport' di Rafael Leao | Milan News (Getty Images)
Hernan Crespo, ex attaccante rossonero, ha rilasciato una lunga ed interessante intervista a 'Prime Video', in una chiacchierata con Luca Toni, soffermandosi anche sulla sua esperienza al Milan. Ecco, dunque, un estratto delle sue parole.
Sul Milan: "Per i giocatori della mia generazione, il Milan di Berlusconi rappresentava la perfezione del calcio. Tutto funzionava, tutto era perfetto: parlavano solo Berlusconi, Galliani e Braida, noi dovevamo pensare a giocare a calcio e fare bene. E non è un caso che abbia vinto per tantissimi anni. A livello emotivo tutti i club mi hanno dato molto, il Parma, l’Inter, la Lazio, il Chelsea e tutti gli altri. In generale sento di non avere una maglia in Italia: ovunque io vada mi salutano e mi ricordano con rispetto, per me è una grande soddisfazione".
Sull'addio al Milan: "Avevo già firmato per rimanere, poi Galliani ha deciso di prendere Vieri e io sono andato al Chelsea. Mi è dispiaciuto moltissimo andare via, è stato durissimo: era un gruppo fantastico, sano, di persone vere. Finivamo le partite e mangiavamo insieme con le famiglie. Due anni dopo, quando il Milan vinse la Champions League ad Atene - ha aggiunto - e io ero all’Inter, mi sono arrivati dei messaggi da ex compagni e addetti ai lavori del Milan: mi dicevano che quella coppa era anche mia. Per me, per assurdo, è stato il trofeo più grande".
Sul primo addio all'Inter: "Io volevo restare all’Inter e avevo anche preso casa. Poi succede che la società mi vende al Chelsea, dove non volevo andare. Vieri alzò la voce dicendo che dovevo restare e scatenò un gran casino, ma Cuper aveva altri piani. Non dimostrò empatia. Sono uscito dalla Pinetina piangendo, all’Inter stavo alla grande. Ma il calcio è così, è la società che decide", ha ricordato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA